Storie di calcio: Mr Puskás

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Molte volte ci lasciamo condizionare dal “primo sguardo”, giudichiamo senza guardare oltre, senza pensare che forse al di là dell’apparenza c’è qualcosa in più. Questo a volte accade soprattutto nei giovani, forse o sicuramente nemmeno per loro colpa, ma perché il mondo presenta loro modelli dove la perfezione la fa da padrona indiscussa. Una perfezione che viene ricercata in ogni campo, come quello dell’aspetto fisico fino all’inclusione sociale che spesso tende a valorizzare l’importanza dei rapporti socialmente connessi rispetto a quelli dell’empatia umana. Oggi vi vogliamo raccontare una storia bella, una storia che vale la pena conoscere e far conoscere e che ci insegnerà a guardare oltre le apparenze e i pregiudizi perché a volte dietro un atteggiamento un po’ timido o introverso, un viso o un corpo non perfetto, uno sguardo spaesato e altre infinite peculiarità, c’è un meraviglioso e sorprendente mondo umano da scoprire.

Il protagonista di questa storia è Ferenc Puskás che, a dispetto del suo aspetto basso e tozzo (1,69 cm di altezza per 72 kg di peso) è stato uno dei centravanti più forti della storia del calcio.

George Best, suo collega calciatore, ci ha lasciato un racconto risalente agli anni 80, quando entrambi allenavano e insegnavano calcio in un Accademia di Sidney.

La storia è questa. Tutti i ragazzi che erano stati assegnati a Puskás non volevano essere allenati da lui anzi, lo deridevano semplicemente per un motivo, il suo aspetto fisico, il suo peso e la sua statura. Proprio il suo amico George Best, venuto a conoscenza e avendo constatato con i propri occhi la spiacevole situazione che si era venuta a creare, radunò tutti i ragazzi al centro del campo e disse testuali parole: “Visto che siete fior di campioni, organizziamo una bella sfida, vediamo chi tra di voi e il mio amico Puskás colpisce più volte la traversa in dieci diversi tentativi”.

Scelti i ragazzi più dotati, ma anche quelli che avevano avuto parole più dure e cattive verso Puskás, alla sfida nessuno di loro riuscì a prendere la traversa per più di tre volte, a differenza di quest’ultimo che, riuscì a colpire la traversa per ben nove volte consecutive. Ma non finì qui…

La decima volta Puskás alzò la palla, facendola rimbalzare prima su entrambe le spalle e poi sulla testa, poi la prese di tacco con entrambi i piedi per poi al volo colpire per la decima volta la traversa. Sul campo scese un silenzio assoluto, solo uno dei ragazzi, rimasto sbalordito, chiese a Best chi fosse quell’uomo. George Best disse: “Per te il suo nome sarà esclusivamente Mr. Puskás, ma pronuncialo sempre in piedi e a testa bassa, non sarai mai alla sua altezza “.

Ferenc Puskás tra club e nazionale ungherese ha messo il pallone in porta 700 volte su 709 presenze, tre volte è stato campione d’Europa e una volta campione del mondo con il Real Madrid. È morto il 17 novembre 2006 a 79 anni dopo essere entrato a far parte della storia del calcio.

Ci piace pensare che questa storia sia da riflessione e da esempio così da essere propensi a diventare persone migliori e soprattutto senza pregiudizi nei confronti del prossimo!

(Fonti Wikipedia – Facebook)