SN Salute: Lo sviluppo del linguaggio nei bambini e gli eventuali campanelli di allarme

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A cura del Dott. Antonio De Luise

Il linguaggio verbale rappresenta una funzione complessa che viene acquisita percorrendo delle tappe specifiche nel corso della crescita di un individuo. Questo percorso è comunque caratterizzato da una certa variabilità soggettiva, in quanto ogni bambino ha delle tempistiche specifiche che dipendono da numerosi fattori, come contesto socio-culturale di appartenenza, stimolazioni ambientali, ecc.
Il percorso in questione è pressoché il seguente:

0-3 mesi: il bambino comunica attraverso due strumenti: il pianto, associato alla manifestazione di un bisogno; il sorriso, associato alla manifestazione di benessere;

  • 3-6 mesi: il bambino sviluppa il cosiddetto “sorriso sociale”, cioè un sorriso di risposta al riconoscimento del volto di un familiare, ed inizia ad emettere i primi suoni vocalici;
  • 7-8 mesi: il bambino vive la fase della lallazione, cioè una fase durante la quale inizia a ripetere due sillabe uguali, ciascuna formata dalla stessa consonante e dalla stessa vocale, come per le parole “mamma” e “papà”. In questa fase, è da sottolineare che il bambino non attribuisce nessun significato alle sue produzioni: infatti, inizia semplicemente a capire cosa fare per poter produrre dei suoni specifici ed inizia a produrre i suoni più semplici, come /p/, /b/, /t/, /d/, /m/;
  • 9-12 mesi: il bambino vive la fase della lallazione variegata, per cui inizia a ripetere e a mettere insieme sillabe con suoni vocalici e consonantici diversi tra loro ed inizia ad associare le parole ad il loro significato;
  • 12-18 mesi: il bambino inizia a produrre le prime vere e proprie parole, con l’intenzione di comunicare, e vive una prima fase di espansione del vocabolario espressivo che lo porta, in genere, a saper produrre circa 50 parole diverse, tra cui rientrano anche i versi degli animali, i suoni ed i rumori degli oggetti;
  • 19-24 mesi: durante questi mesi, il bambino inizia ad esprimersi con delle frasi molto brevi, di sole due parole per volta; queste frasi sono molto semplici e prive di elementi come articoli e congiunzioni. In questo periodo, inoltre, il bambino dovrebbe riuscire a produrre circa 150-200 parole;
  • 24-36 mesi: il bambino inizia a strutturare frasi via via più complesse e complete, seguendo il modello adulto. Questi enunciati vengono usati per commentare ciò che succede, fare domande e richieste. Il vocabolario espressivo del bambino dovrebbe essere composto ormai da più di 500 parole;
  • 37-60 mesi: durante questo periodo, il bambino perfeziona l’uso del linguaggio e la pronuncia dei diversi suoni della lingua italiana, iniziando a produrre nella maniera corretta anche i suoni più complessi, come la /r/ ed i gruppi consonantici della /s/ come /sp/, /st/ e /sk/.

Pertanto, quando chiedere consiglio al pediatra, al foniatra o al logopedista?
Bisogna attenzionare un bambino quando:

  • dalla nascita ai 6 mesi è poco presente a livello interattivo, come quando, ad esempio, non gira gli occhi o il capo verso la direzione in cui nasce un suono o un rumore, oppure quando non cerca lo sguardo delle persone con cui interagisce nella quotidianità;
  • dai 7 ai 12 mesi se mostra ancora di non capire ordini semplici, se non ha vissuto la fase della lallazione, se non dice ancora “mamma” e “papà”, se non risponde e non si gira quando chiamato per nome;
  • dai 13 ai 18 mesi se non chiama ancora per nome le persone, gli oggetti ed i giochi per lui familiari, se usa meno di 20 parole diverse per poter comunicare;
  • dai 19 ai 24 mesi se non comprende ancora consegne complesse, se ancora non dice il proprio nome, se si esprime ancora senza associare due parole per formare brevi frasi, se quando parla, al di fuori dei familiari stretti, ha difficoltà importanti a farsi capire;
  • dai 25 ai 36 mesi se non capisce brevi racconti, se utilizza ancora frasi poco strutturate e prive degli articoli e del plurale, se usa pochi verbi;
  • dai 37 ai 60 mesi se parla ancora commettendo importanti errori grammaticali, se inizia a sbagliare in maniera sistematica la pronuncia di alcuni suoni, che possono essere sostituiti da altri suoni ancora, se, per esprimersi, inizia a ripetere più volte la parte iniziale delle parole, se il suo linguaggio risulta non sempre comprensibile, se non riesce ancora a raccontare in maniera chiara eventi semplici che ha vissuto.

Il Dott. Antonio De Luise ha studiato Logopedia presso l’Università Vanvitelli di Napoli ed ha studio in Serrara Fontana alla Via Enrico Mattera nr. 1.