di Arianna Orlando
Giulia, in questi giorni sei impronunciabile. Ogni emissione del tuo nome è uno sparo, uno strigliare di ferri contro l’aria soffice di un bosco invernale, uno sferragliare di catene in una stanza vuota. Risuoni e fai un buco dentro. Dico “Giulia” e demolisci le convinzioni che il mondo sta cambiando. Ascolto l’accostamento delle lettere g,i,u,l,i,a e non so più dire “presente” e non so più dire “futuro”. Per questi motivi, le parole che conosco io non sono indispensabili per descriverti. Per questi motivi, sono impossibilitata dal creare nuovi modi di dire, nuovi concetti, nuovi congiuntivi e nuovi condizionali che possano concretamente riprodurre la sensazione del “nuovo mondo” senza di te.
“Se Giulia non avesse…”, “se Giulia si fosse accorta..”, “se qualcuno avesse potuto agire in tempo…”: questi periodi ipotetici che continuano con condizionali infami non sanno che il male a volte è inimmaginabile. So oggi che “Giulia” è antitesi di “Turetta” e non perché accosto un nome a un cognome, una brava ragazza a un cattivo ragazzo, una vittima al suo carnefice. Giulia è antitesi di Turetta per questioni di scelta: tu, Cecchettin, hai scelto di essere te stessa: la ventiduenne incapace di concepire l’abominio, incapace di credere nella dis-umanità, incapace di confidare che la sofferenza, di qualunque sofferenza si tratti, sia un espediente valido per commettere azioni violente. Ed è per questo Giulia che ti dedico queste parole piene di convinzione e di attesa, perché anche io-come te-sono nata femmina in questo mondo concepito a immagine e somiglianza dei maschi. Non si dica di Turetta che è un mostro, che è un pazzo perché sulla scia di 103 donne note ai notiziari televisivi, perché nella lunga lista dei nomi femminili vittime di oppressione e violenza, Turetta non è solo un mostro, non è solo un pazzo. È solo un figlio del patriarcato, uno che è venuto al mondo come gli altri ma-a differenza di altri- si sente legittimato a pretendere ciò che contiene e ad arrabbiarsi e buttarlo via, quando questo oggetto del suo desiderio si ribella e si allontana un po’.
Quanti giorni sono passati da Giulia Tramontano a te? Quanti sangui diversi si sono mischiati alla terra e hanno gridato, lesi e aperti dai gusci delle vene? Quante lacrime hanno dovuto piangere parenti e amici? Quante storie bisognerà scrivere e riscrivere nel mondo migliore che verrà! Ma verrà? Nell’uomo l’impulso di uccidere è un istinto crudele. “È bestiale”, dicono. Ma non è vero, l’uomo non somiglia alla bestia quando uccide perché la bestia aggredisce per difesa o per fame, per necessario istinto di sopravvivenza; gli uomini invece si uccidono per violenza, per violenza inutile.
Giulia, per te bruceremo tutto. Giulia, per te rifaremo il mondo. Giulia, per te cresceremo maschi capaci di gridare il femminismo e incapaci di averne paura. Giulia, per te canteremo inni d’amore più alti delle grida con cui vi hanno sepolto. Noi, le donne:le casalinghe, le cantanti, le prostitute, le studentesse, le disoccupate, le commesse, le principesse, le imprenditrici, le cameriere. Noi, Giulia, per te, saremo un esercito di creature umane piene di pensieri sovrumani per cambiare il mondo che abbiamo avuto in legittima eredità alla nascita, al pari dei maschi che però hanno creduto, nel nome di un dio che non conosciamo, che ogni cosa era stata fatta per loro. Diranno ancora che eri buona, che eri compassionevole, che eri bellissima. Eri necessaria al mondo, Giulia, perché a Turetta dicevi dei no pieni di gentilezza, perché eri capace di buoni sentimenti, perché eri al mondo per seminare il bene.
Non ritorneranno, Giulia, sui loro passi. Non smetteranno questa guerra sanguinaria che si combatte sul corpo di donna. E io devo immaginarti da qui come Ofelia, distesa nell’acqua quando invece vorrei per te donne pioniere, donne coraggiose, donne gentili che gli uomini applaudono come eroine d’ ispirazione. Vorrei uomini che desiderassero essere simili a donne. “Giulia, per te bruceremo tutto”, ha detto Elena, e riscriveremo la storia di Giovanna D’Arco: stavolta non sarà l’ennesimo corpo di donna a prendere fuoco, ma le convinzioni patriarcali con cui ci hanno allevati, nutriti e disadattati.
(Foto Tgcom 24)

