TESTO DI E. FERRANTE per la rubrica Tesori dalla biblioteca di Serrara Fontana a cura di A.Orlando
L’amica geniale: Storia di chi fugge e di chi resta.
Recensire questa specifica tetralogia, ossia l’insieme dei quattro libri che costituiscono la saga de “L’ Amica Geniale”, è un’esperienza che riserva un implicito sforzo perché molti lettori in questa recensione non saranno tali nella realtà ma saranno stati di certo spettatori della serie Tv di grande successo, con protagoniste le attrici Gaia Girace e Margherita Mazzucco. Questo dato di fatto impone a te lettore la fatica di distaccarti dalla visione televisiva o di integrarla a quella del libro, nel caso in cui riuscissimo a convincerti a leggerlo.
Questo testo, come prima cosa, ci pone di fronte a una grande difficoltà se siamo alla ricerca della singola parola giusta che lo definisca in quanto nel marasma dell’infinito lessico, noi ci siamo perduti tra San Giovanni a Teduccio e Pisa. Nel lessico e nei fatti questo terzo libro appare estremamente eterogeneo e disomogeneo, ma è probabilmente lo scritto della tetralogia che alla fine ci consegna l’immagine più veritiera delle protagoniste e che ci apre gli occhi verso lo studio di prospettive inesplorate. È il libro in cui la figura di Nino Sarrarore lascia intravedere i tratti del suo egoismo e del suo narcisismo patologico e si rivela precocemente e non ancora del tutto come l’anti-eroe che attendevamo: lui il laureato sottratto al rione fin da piccolo, allevato nella religione del suo ego famelico e divoratore di intelligenze altrui, ambizioso e scaltro. E lo fa a danno di un’Elena che ci infastidisce e che ci impressiona. È la sua libertà di donna anti-matrimoniale, anti-familiare, anti-materna a contrariarci? È l’idea che lei abbia dato alla sua prima figlia il soprannome del fio greco dell’inferno a turbarci? È l’indifferenza con cui la pacata Elena del rione compie l’infedeltà con impudicizia e indifferenza nei confronti delle sue figlie a turbarci? Presumibilmente no, perché Elena Greco, in quanto personaggio letterario e non, ha il diritto di esprimere la sua vita e la sua sessualità a dispetto di tutte le negazioni dell’etica e della morale personale e collettiva. Elena Greco ha diritto al sé e questo implica di necessità l’indifferenza del diritto dell’altro per cui che le sue adorabili figlie e il marito soffrano per le decisioni di lei sono per noi una verità letteraria che dobbiamo accettare senza calarci nel ruolo di giudici anche se è difficile non essere giudici. Ciò che ci turba in questo libro, ed è interessante leggerlo proprio per incontrare questo turbamento, è che in Elena Greco tutti avevano riposto la fede dell’infallibilità, tutti l’avevano creduta la controparte angelica della malefica Lila. E Lila è invece la donna dell’istruzione negata che si guadagna a poco-pochissimo-a poco un posto nell’economia del mondo, che si fa ricca come aveva sognato da piccola-non senza passare attraverso la violenza e l’abuso del lavoro nel salumificio Soccavo-, che non abbandona il rione e gli amici di un tempo perché Lila è quella donna straordinariamente malefica che ha difeso Ada dal primo abuso, che ha dato lavoro a Carmela Peluso, pagato il dentista a Pasquale, regalato i libri -su cui non avrebbe studiato e per cui avrebbe provato invidia-a Elena. Lila, nel suo egoismo spietato, non lascia indietro nessuno, nemmeno il figlio partorito dall’odiato Stefano mica dal professore Airota.
È il libro questo, secondo noi, della separazione, del rovesciamento, della consapevolezza. Chi è Elena, chi è Lila. Chi è antagonista, chi non lo è. Chi è al suo posto, chi è in un altro posto.
Non ci occorre il giudizio, lo raccontiamo di nuovo, ma ci occorre sapere prendere le distanze dalle convinzioni iniziali e convertirsi al nuovo.
Questo è il libro di cose nuove per cose nuove, ma anche di cose vecchie per rifare meglio quelle nuove.
AVVERTENZE: LIBRO DAI CONTENUTI POTENTI: LEGGERE CON CURA.

