Amnesia del 27 Gennaio

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di Giulia Mattera|

Come scritto da Primo Levi “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” per non ripetere gli stessi errori del passato.

Il Giorno della Memoria è una giornata internazionale indicata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2005 per ricordare la Shoah, cioè lo sterminio del popolo Ebraico, e tutti i deportati nei campi nazisti (già introdotta in Italia con la Legge n. 211 del 20/07/2000).

È importante lavorare affinché ogni fascia d’età impari l’importanza del fare memoria di uno dei periodi più bui della storia umana in cui vennero assassinate milioni di persone.  Favorire una riflessione condivisa tra generazioni su questo delicato tema è compito arduo ma indispensabile, soprattutto in un periodo come questo nel quale troppo spesso emergono semplificazioni eccessive, non veri e propri revisionismi e distorsioni della verità. Certamente bisognerebbe farlo senza retorica e paternalismo, contestualizzando gli eventi, usando i materiali più adatti. Come scrive Carla Melazzini nel libro in “Insegnare al principe di Danimarca”, si deve porre la giusta attenzione al fine di impedire che, soprattutto negli adolescenti, sorga un “desiderio di rifiutare l’intollerabile: per un essere umano in formazione, incerto della propria identità e del futuro, è difficile accettare che il mondo che lo attende includa la possibilità di un simile orrore.” 

Tuttavia, come abbiamo potuto osservare negli ultimi mesi, il ricordo non basta. Basti pensare alla guerra tra Russia e Ucraina o al conflitto Israele e Palestina in cui i  genocidi passati sembrano finiti nel dimenticatoio.

Grazie ai dati forniti da “Euro-Med Human Rights Monitor” è possibile mettere a confronto queste aberranti realtà:

  • ad Auschwitz i nazisti sterminarono in media 127 bambini al giorno, a Gaza vengono sterminati 178 bambini al giorno (dati di ottobre-novembre 2023);
  • a Gaza sono stati distrutti più del 68% di edifici e strutture come ospedali e scuole. Numero che supera la distruzione causata a Dresda nella Germania nazista.

La prolungata crisi umanitaria in Palestina ha avuto naturalmente delle gravissime conseguenze per i civili tra cui:

  • la mancanza di accesso ai servizi di base;
  • lo sfollamento di migliaia di famiglie dalle loro case;
  • la riduzione delle opportunità di lavoro;
  • la restrizione di movimento.

Ripercorre una sorta di linea temporale e i numeri dell’Olocausto può essere ulteriormente d’aiuto per “cercare di comprendere” maggiormente quanto nefasto sia stato:

  • i primi presagi si hanno nel 1925, anno in cui Adolf Hitler pubblica ‘Mein Kampf’, saggio autobiografico in cui espone il suo pensiero politico e ove delinea il programma nazista;
  • nel 1941 un documento nazista datato 31-07 ordina la ‘soluzione finale’ (Endlösung) del ‘problema ebraico’. Il 12-12 Hitler la ordina ai leader nazisti in una riunione privata; 
  • il 20 Gennaio del 1942  viene indetta la ‘conferenza di Wannsee’ in cui i vertici del nazismo pianificano l’attuazione della ‘soluzione finale’;
  • il 27 Gennaio del 1945 viene liberata Auschwitz, il principale campo di concentramento;
  • dal 1942 al 1945 il numero degli ebrei uccisi ammonta a 5.900.000;
  • le vittime complessive stimate (inclusi prigionieri di guerra, dissidenti politici, omosessuali, rom, polacchi non ebrei, slavi, disabili, massoni, testimoni di Geova) ammonta a 17.000.000;
  • 78 è la percentuale degli ebrei uccisi sul totale presente nell’Europa occupata (7,3 milioni);
  • 42.500 il numero totale dei luoghi di uccisione e persecuzione nazista, tra lager, campi di prigionia e ghetti.

È lecito domandarsi come sia potuto accadere, è doveroso domandarsi come può accadere nuovamente.  

Come dimostrato in questi mesi, le potenze internazionali si crogiolano nell’indifferenza, fingendo che non avvengano atti di violenza estrema costantemente.

La storia, purtroppo, ci insegna che l’essere umano non impara mai e che gli errori passati sono sempre ripercorribili 

Vi lascio con il pensiero della senatrice Liliana Segre, donna che ha vissuto in prima persona questo orrore.

“Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: “Come è potuto accadere tutto questo?”, rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all’ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell’atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio”.