5 marzo: San Giovan Giuseppe della Croce

Published by

on

di Camillo Buono|

Oggi 5 marzo ricorre per noi Isolani credenti un giorno importante, la salita al cielo del nostro Santo “Patrono e vanto” Isclano San Giovan Giuseppe della Croce, definito anche “il più bel fiore d’Aenaria”. Nacque in una casetta nel Borgo di Celsa il 15 agosto 1654 sotto il nome di Carlo Gaetano Colosirto e la sua magnifica vita di sant’uomo che seguì le indicazioni di Cristo, lo portarono a diventare Santo, Santo Patrono della nostra Isola.

Carlo Gaetano nacque in una famiglia nobile e benestante, il papà Giuseppe e la mamma Laura Gargiulo erano una nobile famiglia che abitava in uno dei luoghi più belli e caratteristici della nostra isola: sul Castello Aragonese.

Ma il destino o forse, un disegno divino avevano già scritto la vita di Carlo Gaetano che difatti prediceva che quel bambino non sarebbe vissuto tra agi e lussi e, per questo, volle che la mamma, donna Laura Gargiulo, mentre passeggiava tra le strade di Ischia Ponte fosse colpita improvvisamente e inaspettatamente dalle doglie e quindi costretta a dare alla luce il suo terzo figlio in una umile stanzetta, accolta dalla generosità di una donna del popolo in una casa nel borgo di Ischia Ponte.

I genitori fortemente religiosi e devoti alla Madonna decisero di mandare Carlo Gaetano a studiare presso il convento degli Agostiniani nel borgo di Ischia Ponte per imprimergli una perfetta formazione sia culturale che religiosa. Proprio in quegli anni il giovane capisce appieno il suo cammino, sente nascere dentro di lui una fede profonda e decide di voler dedicare completamente la sua vita a Dio.

A 15 anni infatti lascia la nostra Isola, dove poi vi farà ritorno solo in altre due occasioni: quando la tua mamma si ammala e torna per stargli vicino e assisterla e, la seconda volta a causa di una malattia che lo colpì: il ritorno a Ischia gli restituì in parte la salute.

Lasciò la sua isola scrivendo questo breve messaggio:

“Vi lascio a Dio! Non mi scrivete più. Mondo, addio! Ischia, addio! Madre, fratelli, amici, addio! Voglio solo godere del mio crocifisso Gesù e della sua SS. Madre Maria, mia protettrice e madre. Iddio vi benedica e consoli tutti. Amen”

Entra nel convento di Santa Lucia al Monte di Napoli dei frati minori scalzi della riforma di San Pietro d’Alcantara, e cambia il suo nome in Fra Giovan Giuseppe della Croce il 24 giugno 1671. Fu subito catturato dalla regola dei frati minori scalzi, detti Alcantarini dal nome del loro riformatore, che decise di far diventare ancora più rigorosa preferendo di non indossare mai le scarpe per tutta la sua vita.

Nel 1671 gli fu chiesto, insieme ad altri 11 frati, di costruire un convento a Piedimonte d’Alife vicino al santuario di Santa Maria Occorrevole. Il 18 settembre 1677 diventò sacerdote, nella chiesa di Santa Maria maggiore, a Piedimonte Matese. Proprio qui fece edificare un piccolo eremo all’interno di un bosco e lo chiamò “solitudine”, dove ancora oggi è possibile rifugiarsi e pregare lontano da ogni tipo di distrazione e per questo è meta di continui pellegrinaggi.

Il suo operato e la sua fama si diffusero in breve tempo a Napoli tanto che il Cardinale Francesco Pignatelli lo incarico di guidare ben 70 monasteri.

Ci mise poco a conquistare il popolo napoletano grazie alla sua semplicità, alla sua disponibilità, alla sua vicinanza a tutti ma soprattutto verso coloro che avevano più bisogno, verso i più poveri che, andava di persona a cercare per aiutarli anche nei posti più nascosti e malfamati. Fu fortemente fedele al suo voto di povertà, tanto che nei suoi 64 anni di vita indossò solo e sempre lo stesso saio, anche se con il tempo fu ricoperto di toppe e rappezzi. Proprio per questo motivo è stato benevolmente soprannominato il “Santo delle cento pezze”.

A questo nostro Santo isolano vengono attribuite diverse virtù, tra cui la bilocazione (ovvero il potere di essere presente in più luoghi diversi), la profezia, la lievitazione (si racconta che fu visto passare per le vie di Napoli sollevato in estasi da terra), apparizioni della Madonna. Quest’ultimo fu un punto cardine in tutta la sua vita, infatti fin da bambino la Madonna fu per San Giovan Giuseppe fonte di sollievo e pace.

Durante la sua vita la invocherà tantissime volte per chiedere aiuto e consolazione nei momenti più difficili e anche per questo avrà sempre un’immagine di Maria sulla sua scrivania. Ulteriore testimonianza della sua devozione verso la Madonna c’è stata lasciata dai suoi amici frati, i quali affermavano che il loro confratello:

“ Non sapeva vivere se non per essa.”

E’ famoso anche per i numerosi miracoli, non si contano i ciechi, i malati, i zoppi che guarì semplicemente con una preghiera o un segno della croce, inoltre è noto anche per aver fatto ritornare in vita il marchesino Gennaro Spada.

Gli ischitani gli attribuiscono anche il merito che durante la seconda guerra mondiale la nostra isola fu salvata dalle bombe grazie al suo intervento divino, in quanto si narra che il suo mantello si sia esteso e abbia protetto tutta l’isola.

San Giovan Giuseppe della Croce morì nel convento di Santa Lucia al Monte il 5 marzo 1734, proprio in questo convento fu sepolto e qui rimasero per centinaia di anni le sue spoglie, finché il 30 settembre 2003, grazie al vescovo di Ischia, Monsignor Filippo Strofaldi, le spoglie del Santo furono trasferite nella chiesa di Sant’Antonio dei Frati Minori a Ischia Ponte.

Fu beatificato da Papa Pio VI il 24 maggio 1789 e successivamente fatto santo il 26 maggio 1839 da Papa Gregorio XVI insieme ad Alfonso Maria de’ Liguori e Francesco de Geronimo i quali furono fortemente legati a San Giovan Giuseppe della Croce in quanto loro padre cofessore e spirituale.

A lui inoltre è stata dedicata una cappella lungo la salita che conduce sopra al Castello Aragonese, al cui interno è custodito un prezioso quadro che lo raffigura.

Oltre a patrono e “vanto” di tutta la Diocesi di Ischia, e anche patrono del Comune di Ischia, patrono secondario di Casamicciola e per finire uno dei 52 compatroni di Napoli.

L’umile casetta del borgo di Ischia ponte dove venne alla luce è stata anch’essa mutata in cappella, dentro è stato costruito un altare e può essere visitata dai fedeli.

Al Santo sono dedicate ben due feste in due momenti diversi dell’anno, che attirano numerosi fedeli da ogni parte dell’Isola, ma anche tanti turisti nell’antico borgo di Ischia Ponte.

La prima si svolge il 5 marzo, ovvero la data della sua salita al cielo e la seconda trova spazio la prima domenica di settembre, per ricordare il giorno della sua nascita.

Il 5 marzo e’ tradizione celebrare una messa nella cappella situata sul Castello Aragonese, mentre i festeggiamenti più grandi, quando il borgo di Ischia ponte viene addobbato da bellissime luminarie, le strade brulicano di bancarelle di ogni tipo e diverse Bande Musicali isolane sfilano festose per le strade in onore del Santo, prende vita dal 30 agosto al 3 settembre.

Ben due processioni vengono fatte in onore del santo, una lungo le vie di Ischia che poi fa ritorno alla chiesa dello Spirito Santo e la seconda, che conclude la settimana di festeggiamenti, che inizia via mare e si conclude via terra.

Il Santo, accompagnato dalla banda musicale e da tutto il clero isclano su un tradizionale peschereccio locale e si dirige dapprima Verso il Castello Aragonese e la Baia di Cartaromana dove da lì inverte la rotta e dirige verso il Porto di Ischia. In questo suo cammino e seguito anche un’altra nave che porta la statua della Madonna di Costantinopoli e e da una miriade di barche locali da pesca, barchette e imbarcazioni di ogni dimensione colme di fedeli che festose, insieme alla banda e a vari spettacoli pirotecnici lo accompagnano fino allo sbarco ad Ischia Porto.

Da qui il Santo riprende il suo cammino dove da Porto di Ischia tra le strade del paese giunge nuovamente a Ischia Ponte dove le case espongono ai balconi pregiati e colorati lenzuoli in suo onore quale segno di rispetto e devozione.

Con l’arrivo a Ischia Ponte al termine questa lunghissima e affascinante processione, San Giovan Giuseppe della Croce prima di rientrare nella Chiesa dello Spirito Santo, saluta la Madonna di Costantinopoli con tre inchini e così anche la Madonna fa rientro nella sua congrega a Lei dedicata.

Si conclude questa grande festa che riesce ad abbracciare l’intera Isola e che può considerarsi tra le più importanti e coinvolgenti manifestazioni di Chiesa della nostra isola.

E per concludere questo articolo sul nostro Santo Patrono riportiamo la preghiera a San Giovan Giuseppe della Croce, il Santo a cui ogni ischitano si rivolge quando in pena:

O glorioso San Giovan Giuseppe, io ammiro la speciale grazia divina, per la quale fin dalla tenera età coltivasti le virtù cristiane, ed avesti in tale pregio il soffrire, che appena sedicenne, entrasti nell’Ordine dei Frati Minori Alcantarini, perché in esso ti si apriva la via più sicura per realizzare i desideri del tuo cuore. In breve divenisti perfetto imitatore della povertà ed umiltà del Serafico Padre San Francesco, e arricchito di celestiali grazieti spendesti tutto a favore dei fratelli. Ora, dal Cielo rivolgi a me il tuo sguardo e intercedi presso Dio, che mi ottenga la grazia di abbracciare con pazienza e amore la Croce di Gesù Cristo nelle sofferenze della vita, per godere un giorno della felicità eterna in Paradiso. Amen.

(Fonti: Wikipedia – causesanti.va – assisiofm.it – isoladischia.net)