“Mamma io voglio essere sempre una donna libera”.

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di Nicoletta Iacono |

Maria sorride e dopo esser caduta dalla bici con un ginocchio leggermente sbucciato risale in sella ed inizia a pedalare di nuovo, il viso è rosso e i capelli a caschetto castano chiaro le finiscono confusi in bocca ma lei continua a sorridere sfiorata dal vento, e a ripetermi a pieni polmoni  la stessa frase: “Mamma io voglio essere una donna libera”.

Maria ha cinque anni e nella sua semplicità di bambina in una calda giornata di fine inverno mi stava raccontando cosa sia per lei l’otto marzo ovvero essere una donna libera, libera di giocare, di correre, di provare, di sperimentare, libera di esser baciata dal sole, libera di poter provare, libera di poter fare, libera di poter essere.

L’otto marzo celebriamo la Giornata internazionale dei diritti della donna, non la festa della donna. L’otto marzo ricordiamo l’importanza delle lotte per i diritti che tante donne nel mondo, alcune anche nel nostro Bel paese, non hanno. Vogliamo ricordare  con quanta fatica siano stati riconosciuti tali diritti e soprattutto ricordare e mai dimenticare  quanta strada ancora vi sia da percorrere.

Le origini di questa ricorrenza  però sono varie, si rimandano all’incendio del 1908 in cui morirono delle operaie tessili, e ancora sempre in quell’anno oltreoceano ci fu la prima conferenza del partito socialista presieduta da una donna la quale denunciò lo sfruttamento femminile e le precarie condizioni lavorative ma anche l’importanza dell’estensione del suffragio universale. E ancora l’otto marzo del 1917 nella più vicina  San Pietroburgo ci fu una manifestazione solamente femminile che chiedeva la fine del primo conflitto  mondiale.

Personalmente ritengo che questo giorno non debba mai essere banalizzato con un semplice fiore comprato distrattamente per fare bella figura, ma che debba essere per tutti un momento per fermarsi un attimo e fare il punto della situazione. Quante battaglie abbiamo vinto e quante ancora ne stiamo combattendo, ma soprattutto quante ne dovremo ancora combattere pur di non essere considerate delle semplici portatrici di pensiero afono come  sarcasticamente scriveva l’attivista e scrittrice Michela Murgia.

Quante sono ancora le differenze di genere tra uomo e donna? Quali sono le differenze salariali tra un uomo e una donna?

Non mi piace attingere ai numeri, ma fate un esperimento più concreto: chiudete gli occhi e  immaginate un pilota d’aereo o  un chirurgo, cosa vedete?

Vi rispondo subito: un uomo vero?

Ma soprattutto  pensate ad CEO cosa immaginate? Ve lo dico ancora  io, un uomo di mezz’età ben vestito, in giacca e cravatta, non dareste molta importanza alle sue fattezze fisiche ma più che altro al suo vestito. Se invece immaginaste una donna che ricopre la stessa carica come sarebbe quella donna? La risposta qui è ancor più infelice, l’aspetto di quella donna avrebbe un valore fondamentale.

Perché?

Perché la nostra società è ancora vittima di questo retaggio? Perché questa cultura prova ancora a farsi strada nel nostro intimo? Perché?

Me lo chiedo provando a non darmi risposte banali, me lo chiedo in virtù delle nuove generazioni, perché le cose possano e debbano migliorare. Se il passato mi porta alla mente consapevolezza e un po’ di rabbia e al futuro che voglio volger lo sguardo, e nel futuro che voglio credere.

Sia chiaro non è una lotta di categorie contro il genere maschile, o un gioco a premi dove vince il migliore.

Noi donne chiediamo solo di poter giocare ad armi pari, di lottare senza esser discriminate.

E soprattutto mi chiedo perché ancor oggi che mia figlia di anni ne deve compier dieci perché dovrà lavorare il doppio dei suoi amici maschi per ottenere gli stessi risultati pur avendo i medesimi sogni e capacità? Sogni che le costeranno fatica e felicità. Capacità che dovrà dimostrare e provare continuamente. Io non mi auspico una vita per lei da soluzioni semplici e scontate, ma spero che possa avere le stesse difficoltà ed occasioni e successi ed entusiasmo al pari di tutti. E questo lo spero per ogni singola bambina del pianeta.

Purtroppo siamo ancora troppo lontani dal giorno in cui l’otto marzo sarà un semplice giorno e non un giorno in cui dobbiamo ricordare i diritti del genere femminile. L’otto marzo è ancora molte cose, talmente tante che un giorno solo sembra non riesca a contenerle tutte e allora possiamo solo continuare ad adoperarci per ottenerle, senza lasciare nulla indietro.

Se dovessi a questo punto anch’io chiudere gli occhi e spiegarvi ed idealizzarvi cosi su due piedi cosa vorrei che fosse quest’otto marzo io chiudo gli occhi e immagino… Vedo  mia figlia con i suoi capelli castano chiaro e le sue gambe lunghe che pedala dritta nel suo futuro, non più bambina ma donna, senza stereotipi e preconcetti che le rallentano l’andatura, in un percorso pieno di opportunità ed occasioni che possano esser sempre e comunque uguali per tutti.