Aborto: Donne le grandi assenti!

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di Verde Maria Tamara|


Nella puntata di giovedì di Porta a Porta su una tematica esclusivamente femminile a parlare sono stati solo opinionisti e politici di sesso maschile.
A discutere di un argomento che tocca, divide e lacera nel profondo l’animo di una donna sono stati sette uomini che hanno dibattuto sull’emendamento approvato nel pnrr che riguarda l’attività e la presenza di volontari pro-vita nei consultori per le donne.
L’inserimento di questo emendamento nelle legge 194/78, voluto dal deputato Malagola di Fratelli d’Italia, ha portato non solo ad un dibattito politico interno ma anche di rilevanza sovranazionale, infatti, la Commissione europea ha espresso riserve sull’opportunità di prevedere nel pnrr la legge sull’aborto che non ha alcun legame con il pnrr.
Proprio riguardo al dibattito interno, nello studio di Porta Porta, a sviscerare le posizioni favorevoli e contrarie alla presenza di esponenti del settore pro vita nei consultori sono stati uomini che non potranno mai immaginare la battaglia interiore che lacera una donna che decide di interrompere volontariamente la gravidanza.
Oggetto della querelle affrontata nello studio di Vespa è stato l’emendamento, che prevede l’inserimento nel decreto della possibilità per le regioni di avvalersi dell’ attività del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità, inoltre tale eventuale collaborazione non può comportare “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Secondo i favorevoli, l’emendamento si inserirebbe in quanto già previsto dalla legge 194 del 1978. Infatti questi ultimi citano l’articolo 2 ove si stabilisce che i consultori familiari «assistono la donna in stato di gravidanza» in una serie di casi ed in particolare «I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. Pertanto il coinvolgimento delle realtà del Terzo settore con «una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità» rientrerebbe proprio in quest’ultima casistica.
Secondo i contrari all’emendamento, la modifica normativa vuole favorire l’ingresso delle associazioni che si oppongono all’aborto nei consultori che sono laici e devono garantire il diritto delle donne ad autodeterminarsi nella scelta sull’interruzione volontaria di gravidanza.
All’indomani delle polemiche, suscitate dalla grande assenza delle donne nello studio, quello che è certo e che su un tema tanto delicato che involge la coscienza, le convinzioni morali, religiose ed etiche, quello che deve essere garantito, in uno stato di diritto, è che a parlare del corpo delle donne siano le donne e che venga assicurato il diritto di scegliere liberamente e consapevolmente se interrompere o meno la gravidanza.