a cura di Carmela Di Meglio |
Classe 1972 originario di Panza, nel comune di Forio, all’età di 16-17 anni Nico frequenta l’istituto professionale di Ragioneria, ma in lui arde una voglia forte di intraprendere una strada diversa, una voglia di lavorare per essere indipendente ma allo stesso tempo di capire cos’è questo fuoco che gli arde dentro.
Negli anni ’89 – 90′ presso il Ristorante Cenerentola a Panza, ha il primo impatto con l’arte bianca. Osservava anche avendo poco accesso al forno delle pizze e la sera, ultimato il servizio, durante la preparazione dei pani per il giorno seguente, Nico ha il primo approccio con l’impasto e la stesura.
La “fame” di imparare un’arte importante da autodidatta rubando con gli occhi i trucchi del mestiere, era come una fiammella che piano piano cresceva dentro.
Nico successivamente approda al Ristorante Leopoldo, dove inizia ad esprimersi liberamente, iniziando a calibrare sempre meglio impasti e cotture, da quel momento la sua diventa solo una grande ascesa verso colui che oggi è conosciuto sul suolo isolano, come il Maestro Nico Pallino della Locanda Di Vito.
Noi di Serrara Notizie siamo entrati in punta di piedi nella sua vita, personale e professionale, per potervi raccontare chi è Nico Iacono.
Nico, come nasce questa passione e come sei arrivato ad oggi?
Questo lavoro è arrivato piano piano, la voglia di lavorare è sempre stata molto forte in me, il desiderio di essere indipendente da quando ero solo ragazzo. I miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, ma alla richiesta di una paghetta, l’apprensione di un genitore portava sempre alla stessa domanda : “che ‘a fa’?”
La mia precoce voglia di essere autonomo mi ha fatto sperimentare svariati lavori, ma ben presto ho capito che la capacità creare una pizza, la manualità e la bravura nella cottura, erano quelle difficoltà che mi piaceva affrontare. In me si era creato un obiettivo negli anni, la mia pizza doveva raggiungere la perfezione.
Maestro, tu sei stato un grande autodidatta, ma oggi noi sappiamo che svolgi importanti corsi di formazione, vero?
Quando ho iniziato, tutto era diverso, noi giovani avevamo “fame” di imparare, di capire i trucchi del mestiere ed era davvero molto difficile trovare qualcuno che ti dava consigli. Nel mio caso ci sono stati grandi amici che durante i miei primi anni mi davano “diritte” e consigli.
Oggi l’epoca è cambiata tanto, ci sono tantissime opportunità che i giovani possono cogliere.
Sono fiero di essere il referente ischitano di una delle tre scuole di formazione in giro per l’Italia fondate dal mio Amico e grande pizzaiolo Italiano Marco Manzi (Giotto) con l’iniziativa “Mani in pasta”.
L’approccio con i ragazzi e la loro formazione ogni volta mi lascia ripercorrere la mia vita lavorativa ricordando le difficoltà che ho affrontato per arrivare ad oggi e ricordo loro l’importanza di perseverare con uno spirito di rispetto e sacrificio per portare avanti questa arte.
Nico, parlaci del tuo stile e di come nasce un’idea di pizza?
Ho sempre definito il mio genere “neoclassico”. Uno stile tradizionale mixato al moderno, una pizza dal cornicione medio e di media grandezza fra la classica “ruota di carretta” e lo stile attuale. Della pizza ho sempre avuto una mia idea di personalizzazione, azzardo ma non troppo. Tante volte se mi siedo a tavolino, di idee ne arrivano ben poche, ma poi d’improvviso guardando qualche prodotto fresco, oppure parlando con amici chef nascono idee che immediatamente inizio a testare.
La mia pizza ideale che è quella che deve uscire “bella dal forno”, esattamente così. Perfetta in cottura, che necessita solo di un giro di olio un po’ di basilico.
Raccontaci un tuo desiderio Nico.
Il mio desiderio si collega al mio lavoro. Vedo in giro tante realtà dove la pizza è un’accompagnamento alla richiesta ristorativa, mi piacerebbe vedere in futuro sempre più una forte collaborazione fra il reparto pizzeria e cucina. La fusione che può crearsi unendo idee e sperimentazioni può essere un risultato ed un traguardo importante.
Maestro cosa Consigli alle tue generazioni future e ai ragazzi che si approcciano a questo lavoro?
Questo è un lavoro che richiede tanto sacrificio, e come direi ai miei figli e nipoti, quando tutti sono in vacanza, noi lavoriamo, è una passione che nasce dentro e va alimentata giorno dopo giorno con dedizione e rispetto.
Grazie al maestro che ci ha dedicato il suo prezioso tempo e vi diamo appuntamento il 30 maggio alle 19.00 alla Torre Di Guevara




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