Provvedimento di scomunica nei confronti di Mons. Carlo Maria Viganò

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dal blog Comunicare N.SA – Articolo di Annamaria Niccoli|

Il provvedimento di scomunica nei confronti di Mons. Carlo Maria Viganò era atteso da tempo. L’ex Sant’Uffizio ha preso la decisione di dichiarare il religioso colpevole di scisma, dopo che erano sorti numerosi dubbi e polemiche attorno alla sua figura. Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti, è stato accusato e ora riconosciuto colpevole di aver abbandonato la comunione con il Vescovo di Roma e la Chiesa Cattolica. La scomunica è stata comminata d’ufficio, in quanto il religioso non si è mai presentato in Aula per il processo che lui stesso aveva definito una farsa. Questa decisione da parte dell’ex Sant’Uffizio non fa che confermare le divisioni e le tensioni presenti all’interno della Chiesa Cattolica. Mons. Carlo Maria Viganò, con le sue azioni e le sue posizioni, ha creato uno scisma che ha portato alla sua espulsione dalla comunione ecclesiale. La questione della scomunica di Viganò solleva numerosi interrogativi sul ruolo e l’autorità della Chiesa, sulla libertà di espressione all’interno dell’istituzione religiosa e sulle dinamiche di potere all’interno della Curia Romana. Si tratta di un caso che riflette le tensioni e le contraddizioni presenti all’interno della Chiesa Cattolica, evidenziando la necessità di un dialogo aperto e sincero per affrontare le divisioni e le controversie che la caratterizzano.

La scomunica è una delle pene più severe all’interno della Chiesa cattolica, poiché rappresenta la conseguenza di aver commesso un grave delitto canonico che porta alla perdita della comunione con la Chiesa stessa. Questo significa che la persona scomunicata non può partecipare attivamente alla vita ecclesiale, celebrare o ricevere i sacramenti, né ricoprire ruoli o incarichi all’interno della comunità cristiana. La scomunica implica una serie di restrizioni e limitazioni sulla vita religiosa del fedele, che possono avere un impatto significativo sulla sua relazione con la Chiesa e sulla sua fede. È una forma di castigo che mira a portare il peccatore a un vero pentimento e alla conversione, affinché possa essere reintegrato nella comunità ecclesiale.Tuttavia, la scomunica non è una condanna perpetua e può essere revocata se la persona dimostra un sincero pentimento e un cambiamento di comportamento. Questo processo di riconciliazione e perdono è fondamentale all’interno della tradizione cattolica e rappresenta la misericordia e la compassione di Dio verso i peccatori pentiti.

Comunicato Stampa del Dicastero per la Dottrina della Fede, 05.07.2024[B0554]

«In data 4 luglio – ricorda l’ex S. Uffizio – il Congresso del Dicastero per la dottrina della fede si è riunito per concludere il processo penale extragiudiziale a carico di monsignor Carlo Maria Viganò, arcivescovo titolare di Ulpiana, accusato del delitto riservato di scisma. Sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio ecumenico Vaticano II». «All’esito del processo penale – scrive il dicastero presieduto dal cardinale Victor Manuel Fernandez – monsignor Carlo Maria Viganò è stato riconosciuto colpevole del delitto riservato di scisma. Il Dicastero ha dichiarato la scomunica latae sententiae. La rimozione della censura in questi casi è riservata alla Sede Apostolica. Questa decisione è stata comunicata a Viganò in data 5 luglio». A Viganò non sarà più consentito celebrare la messa e gli altri sacramenti, ricevere i sacramenti, esercitare uffici o incarichi o ministeri o funzioni ecclesiastici o porre atti di governo. Il senso della scomunica – sottolineano i media vaticani – è quello di essere una pena medicinale che invita al ravvedimento, quindi si resta sempre in attesa di un ritorno della persona alla comunione».

https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/07/05/0554/01148.html