4 novembre: per non dimenticare il sacrificio della vita per la nostra libertà

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di Camillo Buono|

Questa mattina, l’Amministrazione Comunale di Serrara Fontana, omaggerà con una visita e con la deposizione della corona di alloro, i due monumenti ai caduti presenti sul nostro territorio, ovvero quello ubicato sul Porto di Sant’Angelo e quello nella Piazza IV Novembre di Fontana.

L’occasione è per festeggiare sia l’unità Nazionale e sia la giornata delle Forze Armate, quali garanti della libertà della Nazione e di ogni suo cittadino.

Ma perché il 4 novembre e cosa in realtà si cela dietro questa data.

Il 4 novembre del 1918, ovvero 106 anni fa terminava il primo conflitto mondiale con la firma dell’Armistizio di Villa Giusti dove, gli Italiani potevano rientrare nei territori di Trieste e Trento dichiarandosi vincitori contro l’esercito dell’Impero Austro-ungarico oramai messo alla fuga.

Infatti momento significativo della fine della guerra fu il bollettino della vittoria emanato dal Generale Armando Diaz che annunciava “La guerra contro l’Austria-Ungheria che l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta e asprissima per 41 mesi, è vinta… i resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che aveano disceso con orgogliosa sicurezza…”

Ma quella eroica vittoria condotta lungo il confine nord orientale, dallo Stevio agli altipiani d’Asiago, dalle dolomiti all’Isonzo e quelle resistenze eroiche sul Grappa e sul Piave avranno un costo altissimo per la libertà del popolo italiano: su 4 milioni di soldati mobilitati di cui 250.000 giovani appena diciottenni, 600.000 perderanno la vita e 1.500.000 resteranno feriti in battaglia.

E così che il 4 novembre oltre a essere ricordato per quella vittoria alla libertà di un popolo, diventerà anche il giorno della commemorazione del sacrifico di quei giovani, di quel popolo in armi che ci rese liberi dal nemico sacrificando la propria vita.

Di tanti ragazzi e uomini, molti non fecero mai più ritorno alle loro case e nulla mai più seppe la loro famiglia dei loro resti: infatti tante famiglie non avevano neppure dove piangere i loro cari.

Così che, venne scelto un solo soldato caduto “il milite ignoto” che dal 26 ottobre al 4 novembre del 1921 da Aquilea attraversò con un treno speciale varie città italiane fino a Roma dove venne poi deposto nel luogo simbolo: l’Altare della Patria presso il Vittoriano affinché tutti quei soldati che mai più fecero ritorno alle loro case, alle loro famiglie dalle loro mamme non fossero mai dimenticati nell’oblio del tempo.

Se oggi siamo un popolo libero, abbiamo la nostra libertà di pensare, di scrivere, di sapere e conoscere, di muoverci e avere anche il nostro credo, lo dobbiamo anche a quei 4 milioni di soldati che, con senso di amore verso la loro terra difesero i confini Italiani pagando con la loro vita per renderci donne e uomini liberi.