di Maria Scotti|
Ieri 19 novembre 2024 alle ventitré ora italiana in molti eravamo collegati con il centro di controllo a Boha Chica, Texas, in attesa del lancio di prova della sesta missione del razzo Starship: occhi puntati al cielo messicano per ammirare la potenza e il volo del razzo realizzato da SpaceX e un passo ulteriore verso i viaggi interplanetari cui il capo di SpaceX tanto auspica.
Elon Musk ha fondato la sua azienda SpaceX proprio con questo obiettivo: rendere i viaggi interplanetari più accessibili con una riduzione dei costi di accesso allo spazio, un occhio alla sostenibilità e dare la possibilità a chiunque di potersi connettere anche dagli angoli più remoti del pianeta grazie ai suoi satelliti che ormai circondano il nostro intero globo.
Ma cosa è successo ieri? Abbiamo assistito come detto al sesto lancio di prova di Starship, uno dei razzi più potenti mai realizzati progettato per raggiungere mete lontane come la Luna e Marte e capace di trasportare grandi carichi e persone al suo interno. Fulcro del razzo sono i suoi motori Raptor che ieri abbiamo visto riaccendersi in maniera egregia e puntuale nello spazio. Il test non è stato tuttavia completato come previsto in quanto la parte inferiore, il booster chiamato Super Heavy, che avrebbe dovuto fare rientro alla base, essere catturato da bracci robotici e riportato alla piattaforma di lancio per poterlo riutilizzare successivamente, è stato invece dirottato verso l’Oceano Atlantico dove si e’ disintegrato. Anche se c’è stato questo contrattempo, abbiamo però visto la parte superiore dello Starship fare un viaggio suborbitale con previsto ammaraggio nell’Oceano Indiano.

Il progetto di colonizzare altri pianeti è molto ambizioso, questi lanci fanno ben sperare che questo sarà un futuro prossimo, ma cosa potrà per noi comportare? Ci saranno nuovi confini, oltre la nostra Terra, di conseguenza anche nuovi modi per definire le persone: non solo più cittadini del mondo, ma anche cittadini dell’intero universo. Insieme alle belle definizioni, purtroppo, potrebbero esserci anche nuove discriminazioni. Certo è che se i viaggi verso Marte saranno realtà allora vorrà dire che su quel pianeta ci vivranno persone, comunità e nel giro di pochi decenni anche nuove generazioni nate proprio lì e allora questi umani non saranno più terresti, bensì marziani. Chissà.
Colonizzare altri pianeti sembra l’idea di un film di fantascienza, un fatto lontano dalla nostra quotidianità e mentre ancora ci interroghiamo “c’è vita su marte?” non ci rendiamo conto che invece ce la stiamo per portare. Dovremmo domandarci: questo a Marte farà bene?
Il futuro della vita oltre il nostro pianeta è ancora tutto da scrivere sì, ma molto più vicino di quanto pensiamo.

