di Maria Scotti|
Negli ultimi anni e in maniera sempre più esponenziale siamo testimoni e complici del fenomeno del “fast fashion“, che ha già mutato il mondo della moda e non solo: anche la sua produzione, distribuzione e smaltimento.
Il Fast Fashion consiste nella produzione e distribuzione di abbigliamento ispirato alle ultime tendenze della moda a prezzi molto bassi. Il prezzo basso consente quindi l’acquisto di ingenti quantità di prodotti da parte dei consumatori finali che nell’impeto dello shopping, del desiderio di essere sempre alla moda e sempre con “nuovi” capi da indossare fanno sì che la vita produttiva di questo abbigliamento low cost sia ridotta ai minimi termini con conseguenze gravi per il nostro ecosistema in quanto si configura il problema appunto del loro smaltimento una volta che il capo cade in disuso.
La generazione di grosse quantità di “spazzatura fashion” non è l’unico problema di questo fenomeno: c’è infatti un altro aspetto nascosto e comunque molto insidioso, ossia le modalità di produzione e le materie prime usate per creare questi capi di abbigliamento.
Per mantenere i costi al minimo in luoghi dove le norme sulla sicurezza sono diverse dalle nostre discipline europee (sempre che ci siano norme in tal senso) badare al fatto che in un tessuto vi sia presenza di sostanze chimiche tossiche dannose al nostro organismo anche solo per contatto cutaneo pare, è chiaro, non essere una priorità.
Molti sono stati gli studi e le ricerche in merito, per citarne uno, la rivista tedesca ÖkoTest, analizzando diversi capi prodotti da Shein, inclusi abiti per bambini e costumi da bagno, ha scoperto la presenza di sostanze chimiche tossiche come gli ftalati, piombio, cadmio e antimonio, tutte in quantità superiori ai limiti stabiliti dall’Unione Europea.
I danni di tali composti oltre a poter essere visibili con eruzioni cutanee, sono anche più subdoli: gli ftalati, per esempio, che servono a rendere i tessuti più flessibili, hanno anche effetti dannosi sul sistema endocrino e riproduttivo (pensate che erano presenti in costumi da bagno e indumenti per bambini!). Non di meno i metalli pesanti che, oltre a essere cancerogeni, possono causare danni neurologici e compromettere il sistema immunitario.
I test effettuati attraverso una simulazione di contatto con il sudore umano hanno mostrato che queste sostanze vengono facilmente rilasciate dai tessuti e quindi entrano in contatto con la cute di chi li indossa.
Negli anni venti di questo nuovo millennio siamo allora testimoni ancora una volta che per essere attenti al proprio stato fisico e alla propria salute tocca scegliere con cura anche i capi da indossare; è vero fa’ gola l’acquisto di un capo di abbigliamento a dei prezzi così contenuti, tuttavia prima di cliccare “procedi all’acquisto” dovremmo cercare di porci questa domanda:
Ma il mio è davvero un acquisto consapevole?
Foto di Jc Calera: https://www.pexels.com/it-it/foto/donna-seduta-accanto-a-tunner-3412587/

