di Camillo Buono|
Poco meno di una settimana fa, la nostra isola è stata scossa da una notizia sconvolgente che ha messo alla prova non solo i credenti, ma l’intera comunità. La notizia riguardava un sacerdote, il cui pc e dispositivi elettronici erano stati sequestrati dalla Polizia Giudiziaria su disposizione della Procura della Repubblica di Napoli, con l’accusa infamante di pedofilia.
Subito, il chiacchiericcio e le voci di paese hanno preso il sopravvento, dando vita a una sorta di giustizia sommaria che ha colpito senza risparmio e purtroppo senza conoscere i dettagli concreti della vicenda. Le autorità, infatti, sono rimaste in silenzio per un po’, alimentando ulteriormente il mistero e la speculazione.
In un mio recente pensiero, avevo proprio riflettuto sul contrasto tra la giustizia della legge e quella popolare, spesso rapida e priva di fondamento. Ed è proprio questo il punto: in assenza di verità, la gente è incline a creare una propria versione dei fatti, a volte travisando la realtà. Fortunatamente, l’identità del sacerdote non è stata mai resa pubblica, e questo ha evitato che una condanna ingiusta ne danneggiasse irreparabilmente la vita e la reputazione.
Ieri, però, è emersa la verità, grazie alla notizia reda da altri organi di stampa locali: non solo non c’erano prove a supporto delle accuse di pedofilia, ma si trattava di un attacco intenzionale, lanciato da una persona con lo scopo di screditare il sacerdote, danneggiando la sua figura di uomo di fede. Le autorità hanno prontamente fatto chiarezza, dissipando ogni dubbio e liberando il sacerdote da un’accusa gravissima e infondata.
Ora, dopo il clamore mediatico e il dolore di questi giorni, il sacerdote potrà tornare alla sua missione pastorale, con non poca amarezza nel cuore, ma con la forza di proseguire il suo cammino. Tuttavia, questa vicenda ci insegna una lezione che non dobbiamo mai dimenticare: accuse false, seppur smentite, lasciano cicatrici difficili da guarire, non solo su chi è stato ingiustamente accusato, ma sull’intera comunità che si vede minata dalla sfiducia.
Ci auguriamo che episodi del genere non si ripetano mai più, perché la giustizia, quella vera, non può mai essere sostituita dalla furia della giustizia popolare e ci auguriamo anche che ora questa notizia si diffonda così come si è diffusa la giustizia sommaria di paese.

