Caffè della Domenica: il tessuto sociale di Ischia e il flop sulla sanità

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di Camillo Buono|

Seduti a un tavolino, con il sole del primo mattino che filtra tra gli ombrelloni, eccoci al nostro consueto “Caffè della Domenica”: uno spazio per riflettere sulla vita quotidiana della nostra isola e non solo. Questa settimana parliamo di tessuto sociale e servizi essenziali, prendendo spunto dalla recente raccolta firme per migliorare la sanità locale, che sembra non aver raggiunto gli obiettivi sperati.

Il delicato equilibrio tra servizi e coesione sociale passa attraverso la qualità delle prestazioni erogate sul territorio — dalla sanità ai trasporti, fino a scuole e uffici pubblici — e incide in modo determinante sulla solidità di una comunità. A Ischia, come in altre realtà insulari, ogni disservizio risulta amplificato dall’isolamento geografico: un ospedale non attrezzato o la carenza di specialisti possono tradursi in lunghi viaggi, costi aggiuntivi e, spesso, in una sensazione di abbandono.

Possiamo quindi dire che la mancata adesione alla raccolta firme rappresenti un’occasione persa? La campagna, promossa per chiedere una legge regionale capace di rendere più efficiente il sistema sanitario sulle isole campane — Ischia, Capri e Procida — non ha raggiunto i numeri previsti. Da un lato, si trattava di un’iniziativa dal fine nobile: far sentire la voce dei cittadini e porre l’accento sulle esigenze di un territorio unico. Dall’altro, la scarsa partecipazione è stata interpretata come un segnale di sfiducia nei confronti della politica e, più in generale, delle istituzioni.

Che cosa ci insegna questo insuccesso? Forse che molti isolani hanno la percezione che “tanto non cambia nulla”, o che la politica sfrutti simili mobilitazioni più per interesse elettorale che per una reale risoluzione dei problemi. Il mancato sostegno collettivo a un tema cruciale come la salute è un campanello d’allarme sullo stato di disillusione di parte della comunità.

Il tessuto sociale si rafforza quando le persone si sentono in grado di influire sulle decisioni e hanno fiducia nelle istituzioni. Al contrario, in assenza di risultati concreti, la partecipazione cala, insieme all’entusiasmo e alla voglia di collaborare. Eppure, non tutto è perduto: il flop della raccolta firme potrebbe trasformarsi in un’occasione per rivedere i meccanismi di comunicazione e coinvolgimento dei cittadini.

  • Informazione capillare: iniziative di questo tipo richiedono un’ampia diffusione, magari attraverso assemblee, incontri pubblici e momenti di confronto aperto.
  • Coinvolgimento delle nuove generazioni: i giovani, spesso lontani dalla politica tradizionale, potrebbero essere i primi promotori di alternative, anche grazie a social e reti digitali.
  • Obiettivi chiari: le persone sono più propense a firmare o sostenere progetti se capiscono con precisione “dove andranno a finire” i loro sforzi. Un piano d’azione concreto, con tappe e responsabilità ben definite, può fare la differenza.

Questo episodio ci ricorda quanto sia delicato il rapporto tra servizi, politica e comunità locale. Se da un lato c’è un bisogno urgente di strutture sanitarie adeguate e politiche pubbliche all’altezza, dall’altro una crescente sfiducia rischia di minare ulteriormente il tessuto sociale dell’isola.

E allora, di fronte a un caffè che pian piano si raffredda, la domanda sorge spontanea: come ricostruire un patto di fiducia tra cittadini e istituzioni? Forse, partendo dal basso, ascoltando le esigenze reali delle persone, puntando sulla trasparenza delle azioni e dimostrando che, oltre alle firme, servono fatti. Magari, la prossima volta, la partecipazione sarà più alta e i risultati più tangibili.

Nel frattempo, ci godiamo questa domenica, ricordandoci che un’isola vive e si sviluppa soltanto se chi la abita sente di avere un ruolo attivo nella sua crescita. Alla prossima settimana con il nostro “Caffè della Domenica”: perché le chiacchiere possono sembrare oziose, ma a volte sono l’inizio di grandi cambiamenti.