di Elia Mollo|
Era le ore 21:00 del 9 marzo 2020 quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava in diretta tv a reti unificate l’emanazione del DPCM che introduceva il primo lockdown su tutto il territorio nazionale: da quel momento, l’Italia entrava in una fase senza precedenti, con restrizioni severe che avrebbero cambiato radicalmente la vita di milioni di persone. Strade deserte, scuole chiuse, negozi sbarrati e il silenzio assordante delle nostre città furono le immagini simbolo di un periodo che ancora oggi, a distanza di cinque anni, resta impresso nella memoria collettiva.
Anche a Ischia si visse quel periodo con angoscia e speranza. L’isola, solitamente animata da turisti e abitanti, si trovò improvvisamente svuotata, avvolta in un silenzio surreale. Le strade del centro storico di Ischia Ponte, il corso di Forio, la piazzetta di Sant’Angelo: luoghi solitamente pieni di vita divennero simbolo di un’inedita solitudine. Ma in quell’isolamento forzato nacque anche un nuovo senso di comunità: dai balconi risuonavano canzoni e applausi dedicati ai medici e infermieri in prima linea, e ognuno, a suo modo, cercava di resistere alla paura con la speranza che, prima o poi, tutto sarebbe finito.
Il lockdown fu un periodo difficile, fatto di rinunce, incertezze e sacrifici. Tuttavia, fu anche un momento di riscoperta: delle nostre case, delle nostre famiglie, della solidarietà tra vicini. Il tempo sembrava essersi fermato, ma il desiderio di tornare alla normalità era più forte di tutto. E così, quando le restrizioni iniziarono ad allentarsi, riprendemmo con prudenza ciò che ci era stato tolto: le passeggiate sul lungomare, gli incontri con gli amici, la bellezza di un tramonto senza più limitazioni.
Oggi, a cinque anni di distanza, quel ricordo resta vivido. Il Covid-19 ha lasciato cicatrici, ma ci ha anche insegnato quanto siano preziose la libertà e le piccole cose della quotidianità che davamo per scontate. Ischia, come tutta l’Italia, ha saputo rialzarsi, riprendendo il suo respiro e la sua vitalità.
Quel periodo resterà indelebile nella nostra storia, un capitolo doloroso ma anche carico di insegnamenti. E ora, guardando avanti, sappiamo che la nostra forza sta proprio nella capacità di resistere, sperare e, infine, rinascere.

