di Camillo Buono|
Questa settimana il mio caffè si è addolcito davanti ad una locandina della nota compagnia crocieristica MSC. Sul manifesto, una splendida foto di Sant’Angelo d’Ischia – una vetrina pubblicitaria che, seppur in maniera anonima, punta i riflettori su Serrara Fontana e sull’Isola d’Ischia. Ma, come spesso accade, la realtà è ben diversa: sono ormai diversi anni che le nostre coste non vedono l’approdo di una nave da crociera, con tutto quel potenziale turistico che potrebbe rinvigorire la nostra economia.
E infatti è strano vedere come, nonostante l’immagine da cartolina, il turismo isolano sia stato progressivamente svuotato della sua identità. Un tempo, la nostra isola accoglieva un turismo vibrante: dal turismo giovanile delle notti by night, fino a quello tedesco che, da marzo a giugno e da settembre a novembre, contribuiva in maniera tangibile alla vita economica dell’isola. Oggi, invece, sembra che abbiamo perso non solo i flussi, ma anche la capacità – e forse la volontà – di offrire strutture ricettive a standard competitivi con altre mete turistiche.
Il risultato? Ci ritroviamo ad accontentarci di un turismo “alla mano”, fatto di ospiti che si limitano a godersi il panorama e il relax, senza quel coinvolgimento più profondo che potrebbe dare nuova linfa all’isola. Mi chiedo: è davvero questo il futuro che meritano i posteri di quei lontani pionieri del turismo isolano? La nostra isola e i nostri mari potrebbero diventare nuovamente il palcoscenico di incontri e scambi culturali, se solo si riscoprisse quella voglia di innovare e di investire in un’offerta turistica completa e di qualità.
Così seduto con il mio caffè, resto a fantasticare non potendo fare a meno di pensare a quanto sarebbe bello tornare a quei tempi in cui quelle navi da crociera portavano con sé non solo visitatori, ma nuove opportunità di crescita e di rinascita per la nostra comunità. È una sfida: rimettere insieme le tessere di un puzzle turisticamente ambizioso, dove si bilancino tradizione e modernità, senza perdere l’identità che da sempre ha reso Ischia un luogo unico.
Concludo invitandovi a riflettere insieme a me: cosa vogliamo davvero essere come comunità? È tempo di chiederci se siamo pronti a puntare su un turismo di qualità che, pur essendo “mordi e fuggi”, può essere il volano per un futuro più prospero e, soprattutto, più autentico oppure se vogliamo essere protagonisti immobili di eventi che non vogliamo in alcun modo cambiare. Dovremmo pensare, come i nostri nonni, ai posteri!
Buon caffè a tutti e, come sempre, a domenica prossima con nuove riflessioni!


