di Maria Scotti|
La moda, come linea guida da seguire e precursore di ciò che avviene nella società, ha da molto tempo già intrapreso un viaggio che abbatte le tradizionali barriere tra abbigliamento maschile e femminile: sintomo di una maggiore inclusività. Chiamiamola moda genderless, essa è un fenomeno che va oltre le etichette a cui siamo abituati e propone uno stile libero dalle convenzioni di genere.
Alle sfilate di grandi come Gucci, Balenciaga, e Stella McCartney, abbiamo visto in passerella look unisex con silhouette oversize, capi sartoriali condivisibili e accessori neutrali. Espressione di fluidità e libertà di espressione come il cambiamento e l’evoluzione sociale che viviamo.
Allora niente più distinzione tra “vestiti per lui” e “vestiti per lei”, ma spazio a un guardaroba condiviso e adatto a tutte/i. Pantaloni ampi, blazer destrutturati, camicie over e stivali chunky sono solo alcuni dei capi simbolo di questa corrente. Anche i colori e i materiali hanno questo spirito inclusivo, alternando tonalità neutre come il beige e il grigio a sfumature più audaci.
La moda genderless trova sempre più spazio anche nel mercato mainstream, dai grandi retailer fino ai marchi emergenti.
Ma chi è il pubblico a cui piace questa tendenza?
Le generazioni di giovani consumatori che rifiutano gli stereotipi e cercano capi che rappresentino la loro autenticità al di là del genere; le nuove generazioni non si accontentano e non vogliono essere classificati in un genere, ma autodefinirsi come persone uniche.
Questa tendenza, allora, non riguarda solo ciò che indossiamo, ma anche il modo in cui vediamo il mondo e noi stessi. È un invito a superare le etichette e ad abbracciare la totale libertà di espressione. Che sia un blazer maschile portato con tacchi alti o un vestito fluido indossato con sneakers, una gonna indossata da chi ne ha voglia, la moda genderless rappresenta l’essenza di un futuro che è già fra noi: autentico, inclusivo e senza confini.
Libero.

