di Marcello Fusco|
Sara Campanella, Ilaria Sula, Gaia, sono solo tre degli ultimi nomi al centro di vicende di cronaca nera, nerissima, di femminicidio o aggressioni senza pietà. Le prime due purtroppo in questo momento non possono raccontare nulla, con la propria voce, di quanto accaduto.
Gaia invece, la ragazza che ha subito violenza quasi fino all’uccisione, nelle ultime ore sta raccontando a mezzo stampa ed attraverso i canali social, quanto subito ad opera del suo ex marito, che aiutato da due complici, ha fallito nel suo personale intento criminale di volerla gettare dal belvedere di Pozzuoli.
“Sono una sopravvissuta” così afferma Gaia, che può raccontare , anche se con evidentissime ferite sul corpo ed il volto tumefatto, la violentissima aggressione subita dal suo ex, i complici di quest’ultimo e padre di suo figlio.
Sono un susseguirsi di vicende che lasciano poco spazio all’immaginazione ed anche al perdono. Siamo dinanzi ad un decadimento culturale ed educativo di difficile risoluzione. Viene lo sconforto a realizzare che oltre ogni campagna di sensibilizzazione, si continua ad assistere a vicende come queste che sfuggono agli occhi attenti di chi, dovrebbe prevenirle.
Si invita a denunciare, a non lasciare nulla di intentato, il punto è che a volte quello che sembra possa succedere altrove in realtà è più vicino di quanto si immagini, ed avviene in maniera improvvisa ed efferata, per quanto in alcune circostanze ci siano stati segnali premonitori.
Alcune storie, e questa è un’altra sfaccettatura agghiacciante, vedono protagonisti ragazzi perfettamente inseriti nella società, studenti, umili lavoratori figli di famiglie “normali”. Ragazzi che in buona sostanza non farebbero del male neanche ad una mosca, per poi dimostrarsi dei diavoli. Cosa scatena tutto questo e come possa essere possibile prevenire, risulta ancora difficile, quasi impossibile da comprendere, per debellare il male che si radica dietro ad una faccia “pulita”.
Questo crea sconcerto. È possibile non riuscire a comprendere la linea sottile che si cela tra il pensiero e l’azione feroce di un certo genere di omicida? Perché mentre succedono determinate vicende, ci saranno altre migliaia di donne alle prese con uomini insicuri, all’apparenza calmi ma pronti a scatenare una violenza efferata scaturita da un rifiuto o una decisione.
Le famiglie dove sono? Quando si legge che il tizio di turno è un “ragazzo per bene, una persona silenziosa ed introversa” forse, e parlo da profano, potrebbe essere proprio lì la chiave del mistero che annebbia certe anime. Bisogna parlare, bisogna dare l’opportunità di comunicare, ascoltare anche i silenzi per comprendere che in quel tipo di atteggiamento, giorno dopo giorno si sta insinuando il male, di lasciar vivere ed a volte anche di vivere.
Gaia oggi lo racconta, magari il suo sarà un caso diverso, sia per il lieto epilogo (per come poteva andare) e sia perché i segnali violenti erano già stati, precedentemente all’ultimo pestaggio, più evidenti. Ma tutto ciò ha come unico comune denominatore la mancanza di dialogo, di empatia e di rispetto. Valori che non dovrebbero mai assolutamente mancare, in ognuno di noi.
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