di Elia Mollo|
Mentre ero a tavola in un giorno qualunque, osservavo le mie due figlie più grandi intente ad aprire i famosi ovetti Kinder. Come capita spesso, dopo aver scartato l’uovo e mangiato la cioccolata, abbandonavano la sorpresa sul tavolo senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Il loro interesse per l’oggetto uscito era praticamente nullo: nessuna emozione, nessuna curiosità!
La mia mente è tornata indietro a tanti anni fa, quando avevo la loro stessa età e la situazione era ben diversa. Ricordo l’attesa trepidante di finire il pranzo per poter finalmente aprire il mio ovetto. Quasi mettevo da parte la cioccolata, tanto ero impaziente di scoprire se la fortuna mi avrebbe regalato uno dei personaggi delle ambitissime serie di sorpresine degli anni ottanta, che collezionavo gelosamente nella mia bacheca.
Chi non aveva l’abitudine di pesare gli ovetti per cercare di capire se dentro ci fosse una sorpresa speciale? Gli Happypotami intenti in ogni tipo di attività fisica, i Coccodritti studenti, le Tartallegre dallo stile hawaiano, i Fantasmini fluorescenti, gli Elefantao che si godevano il mare, i Miaogizi, i Sir Condor, i PinguiBeach e i Panda Party… Penso di averli collezionati tutti!
Le sorprese di una volta avevano qualcosa di magico: stimolavano la fantasia, erano curate nei dettagli e facevano davvero venire voglia di collezionarle. Ogni personaggio era dipinto a mano, con colori brillanti e particolari unici che li rendevano davvero speciali. Nulla era lasciato al caso, e proprio questa attenzione ai dettagli li trasformava in piccoli capolavori da conservare con cura. Oggi, invece, sembrano tutte anonime, prive di quel tocco speciale che le rendeva un piccolo tesoro da custodire. Forse è per questo che ai bambini di oggi non suscitano alcun entusiasmo.
Ricordo ancora la gioia che provai quando, dopo mesi di attesa, riuscii finalmente a completare la collezione dei Miaogizi. L’attesa aveva reso tutto ancora più bello, più emozionante. Ogni nuova sorpresina era un pezzo di un’avventura che si costruiva nel tempo, e quando finalmente la serie era completa, la soddisfazione era immensa.
Forse oggi è proprio questo che manca: il valore dell’attesa, il gusto della scoperta, la magia di un piccolo oggetto che sapeva trasformarsi in un grande sogno.
A volte, però, penso che il passato possa aiutarci a migliorare il presente. Riscoprire l’attenzione ai dettagli, l’importanza dell’attesa e del valore di ciò che collezioniamo potrebbe insegnarci a fare le cose con più cura e passione, anche in un mondo che corre veloce. Forse, se fossimo in grado di coniugare l’entusiasmo del passato con le tecnologie e le innovazioni di oggi, potremmo creare qualcosa di davvero speciale.

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