di Camillo Buono|
Questa domenica il mio caffè lo gusto in quel di Lacco Ameno, dove si stanno celebrando i festeggiamenti in onore di Santa Restituta, patrona del paese e compatrona dell’Isola d’Ischia. E così, mentre la piazza inizia ad animarsi e l’aria profuma già di festa e tradizione, mi ritaglio un momento di silenzio davanti al mio buon caffè fumante.
Un momento per riflettere su quanto questi riti religiosi – che spesso diamo per scontati – abbiano un ruolo profondo non solo nella nostra vita di fede, ma anche nella nostra vita reale, quotidiana, concreta.
Ed è così che ci rendiamo conto che esistono riti capaci di scandire il tempo, sopravvivendo ai secoli, alle mode, ai cambiamenti delle generazioni. Riti che non hanno bisogno di grandi spiegazioni, perché parlano da soli: parlano al cuore, alla memoria, al senso profondo di appartenenza. Le processioni, per esempio, sono proprio questo. Hanno radici antichissime, a volte così lontane da risalire a tradizioni pagane, quando il sacro si intrecciava con il profano e i riti servivano a invocare protezione, pioggia o un buon raccolto.
La Chiesa, nel tempo, li ha saputi trasformare, ridisegnandoli nella cornice della fede cristiana. Ma il cuore, quello profondo, è rimasto: la partecipazione, il camminare insieme, il portare a spalla non solo una statua, ma un’intera comunità.
E da noi, si sa, le processioni non mancano. Anzi, segnano proprio il ritmo della vita isolana.
Prendete Santa Restituta, a Lacco Ameno: la compatrona dell’isola, ogni maggio, dà il via a qualcosa che va oltre la religione. Il suo nome è legato sì alla fede, ma anche a quel primo profumo d’estate che arriva con la brezza del mare. La rappresentazione scenica sulla spiaggia di San Montano, la processione via mare con le barche vestite a festa, i fuochi che accendono il cielo: tutto contribuisce a creare un’atmosfera unica, dove la preghiera e la festa si abbracciano senza sforzo.
E poi ci sono le altre tappe di questo calendario di fede e folklore.
San Vito a Forio, con la sua intensità e il calore popolare.
Sant’Anna ad Ischia Ponte, che ogni anno fa sfilare sulle acque della baia di Cartaromana barche allegoriche che raccontano storie, passioni e tradizioni.
San Giovan Giuseppe della Croce, patrono principale dell’isola, che a settembre richiama tutta Ischia in un momento di raccoglimento collettivo.
E infine il nostro San Michele Arcangelo, il 29 settembre, che chiude l’estate con quella solennità che sa di fine, ma anche di inizio.
Sì, perché ogni processione è un ciclo che si compie, un passaggio di testimone tra passato e presente, tra il divino e l’umano. Un modo per ricordarci chi siamo, da dove veniamo, e forse anche dove vogliamo andare.
E nel mio piccolo, anche io ho il mio rito. Niente fuochi d’artificio, nessuna statua da portare in spalla. Solo una tazzina, una pagina bianca e qualche pensiero che prende forma.
Il mio Caffè della Domenica. Che, ahimè, anche oggi è finito.
Ma come ogni rito che si rispetti, tornerà. Alla prossima domenica.


