di Camillo Buono|
Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di visitare in anteprima la rinnovata struttura del San Michele, un nome che a Sant’Angelo non è solo legato all’ospitalità, ma alla storia, alla memoria, alla visione di un’epoca.
La riapertura dell’albergo, dopo un momento di pausa durato due anni, segna un momento importante per tutta la comunità. Il San Michele non è semplicemente un hotel: è un simbolo. E oggi, grazie alla Fedegroup, possiamo dire che Sant’Angelo è più ricca – in accoglienza, in bellezza e in identità.
Durante la visita ho potuto constatare personalmente come la nuova gestione abbia avuto cura di ogni minimo dettaglio, sia dal punto di vista estetico, con un restyling rispettoso ma moderno, sia sotto il profilo della sicurezza, offrendo agli ospiti il massimo del comfort e dell’attenzione.
Ma questa non è solo una notizia di turismo. È una storia che torna a pulsare.
È impossibile non ricordare, in questo momento, la figura del compianto Claudio Iacono, mente e cuore dietro la nascita del San Michele. Claudio è stato un pioniere del turismo ischitano, uno di quelli che hanno creduto – quando pochi lo facevano – nel potenziale di Sant’Angelo. Con lungimiranza e passione ha costruito una struttura che, ancora oggi, mantiene tutta la sua forza, il suo valore, il suo nome.
Oggi il San Michele torna ad aprire le sue porte. E non è solo un ritorno economico o imprenditoriale, è un ritorno affettivo e culturale, un segno che racconta la capacità di Sant’Angelo e della sua gente di rinnovarsi senza dimenticare.
Ben tornato, San Michele.
Sant’Angelo ti aspettava.

