di Camillo Buono|
Questa mattina mi trovo su una delle spiagge più belle e iconiche della nostra isola: la spiaggia dei Maronti. Affacciato sul mare, con il caffè in mano e il sole che inizia a scaldare la giornata, il pensiero corre a una scena fin troppo familiare per chi vive e ama Ischia: l’entusiasmo di chi vuole fare impresa, creare attrattiva, dare qualcosa di bello alla nostra terra… e poi il solito, invalicabile muro della burocrazia che, con una puntualità quasi magica, riesce a spegnere ogni slancio.
Sì, avete capito bene. Sto pensando al Rena, e con lui a tutti quei locali che, tra mille difficoltà, cercano ogni estate di accendere le notti isolane. Offrono alternative ai giovani, rendono Ischia una meta ambita anche per chi ha voglia di divertirsi, ballare, vivere. Ma basta un nulla: un cavillo, una vecchia pratica mai chiusa, un’autorizzazione rimessa in discussione all’improvviso… e le saracinesche si abbassano.
Il danno è enorme. Non solo per chi investe e rischia in prima persona, ma per tutta la comunità. Perché se continuiamo a ostacolare ogni iniziativa con regole confuse o applicate in modo retroattivo, il futuro turistico dell’isola si riduce a una visione piatta, monocorde.
Nel frattempo, altrove si sperimenta, si innova, si osa. Qui, invece, si continua a pensare in piccolo, senza una vera visione d’insieme. Via Roma, Corso Vittoria Colonna… un tempo pulsavano di vita. Oggi? Ricordi sfocati. I Maronti sembravano la nuova frontiera del turismo giovane: anche lì, sogni interrotti.
Resiste il lungomare di Forio, è vero. Ma da solo non basta. Serve una mentalità nuova, un’alleanza autentica tra amministrazioni e imprenditori, una strategia che guardi avanti. Senza obiettivi chiari e senza il coraggio di fare sistema, Ischia rischia di diventare una splendida cornice… vuota. Un paradiso per chi cerca solo silenzio e tranquillità. Una RSA insomma. E con tutto il rispetto per le RSA, non possiamo accettare che sia questa l’unica idea di isola possibile.
Abbiamo bisogno di scelte coraggiose. Di amministrazioni che credano nei giovani, nella musica, nella cultura, nella notte. Che aiutino, non ostacolino. Che sostengano, non chiudano.
Perché un’isola viva non è solo un bel posto da fotografare: è un luogo che pulsa, che genera lavoro, che costruisce un domani.
E allora, oggi, davanti a questo caffè, sogno un’estate diversa. Un’estate in cui chi ha idee venga incoraggiato, non punito. In cui si guardi avanti, non solo indietro. In cui Ischia torni a essere un’isola per tutti. Anche per i giovani.

