Il caffè della domenica: il rispetto che manca

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di Camillo Buono|

È una domenica d’estate a Ischia. Il caffè davanti a me ha un sapore amaro, come solo certi pensieri sanno essere. È il sapore della riflessione, quella che arriva quando la vita ci mette davanti all’imponderabile.

Come non pensare, oggi, al senso della vita e al destino che ci accomuna tutti? Nessuno sa, e come ci ricorda il Vangelo secondo Matteo (Mt 25,1-13): “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”

Eppure, la giovinezza spesso ci illude. Quando si è giovani ci si sente forti, invincibili. Si pensa che la veglia sia per altri, per chi ha più anni sulle spalle. Ma il destino, si sa, non guarda in faccia nessuno. E ieri lo abbiamo visto ancora una volta.

Un ragazzo ha perso la vita in un incidente in moto.
Era sabato. L’estate, il sole, le strade affollate di turisti e motorini. Tutto sembrava normale. Ma poi, in un attimo, tutto cambia.

Si dice sia stato un anziano ad attraversare improvvisamente la strada. Forse un ostacolo imprevisto, forse una distrazione. Ma a prescindere dalle dinamiche, c’è una verità che ci colpisce più di tutte: corriamo troppo.

Non solo con i veicoli, ma con la testa, con il cuore, con il modo stesso di vivere. Siamo sempre di fretta. Vogliamo arrivare prima, fare di più, guadagnare tempo. Ma nel frattempo perdiamo ciò che conta: il controllo, la prudenza, e troppo spesso – come in questo caso – una vita.

Ci manca il rispetto.
Il rispetto per i limiti di velocità, che non sono punizioni ma protezioni.
Il rispetto per chi condivide la strada con noi.
Il rispetto per noi stessi, per le nostre famiglie, per il nostro futuro.

Sulle strade di Ischia è un continuo ruggito di motori. Scooter, moto, auto che sfrecciano spesso senza regole, senza misura e con tanta superficialità. Una corsa che non ha vincitori, ma solo ferite.

Possiamo installare autovelox, riempire l’isola di segnali, lanciare campagne di sensibilizzazione. Ma se non cambiamo mentalità, se non iniziamo a percepire davvero quanto vale una vita – la nostra e quella degli altri – tutto resterà uguale.

Oggi, il caffè della domenica ha un retrogusto che non mi piace.
È il sapore della rabbia, della tristezza, dell’impotenza. Ma anche della responsabilità.
Perché ognuno di noi può fare la differenza, ogni volta che accende un motore, ogni volta che sceglie come guidare.

Che questa ennesima tragedia non diventi solo un altro titolo nei giornali.
Che sia almeno uno schiaffo che ci sveglia.
Che ci spinga, una volta per tutte, a rallentare.

Perché la vita non è una corsa. È un viaggio.
E merita di essere vissuta fino in fondo.