Quel rumore che mancava: risuonano le campane delle Chiese.

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di Camillo Buono|

Ieri sera, nell’aria calda di un’estate che sembra più stanca che serena, le campane della Diocesi di Ischia e non solo, hanno ripreso a suonare. Non per richiamare i fedeli alla messa, non per scandire un rito consueto, ma per fare rumore. Un rumore necessario. Un rumore che mancava da troppo tempo.
Mancava alle comunità, spesso assopite nel silenzio del quotidiano. Mancava alle coscienze, abituate ormai a voltarsi dall’altra parte. Mancava alla Chiesa, che in certi momenti sembra avere perso la voce — o forse il coraggio di usarla. Eppure ieri sera qualcosa è cambiato. Le campane hanno suonato forte, quasi a voler squarciare quel velo d’indifferenza che ci siamo cuciti addosso.
Non so se sarebbe stato lo stesso, ma da quando Papa Leone è giunto tra noi, si respira una ventata nuova. Non un cambiamento di facciata, ma un soffio che smuove davvero, che chiama a riflettere, a scegliere e soprattutto a prendere posizione. Un cambiamento che rifiuta l’idea di una Chiesa silenziosa, spettatrice, ma la richiama al suo ruolo più profondo: essere voce viva in un mondo che urla di dolore e cerca disperatamente un senso.
E allora, ben venga quel rumore.
Il rumore delle campane che dicono no alla guerra, no alla distruzione, no alla morte come abitudine.
Il rumore delle campane che annunciano la vita, che risvegliano speranza, che ricordano a tutti noi che la fede non è rifugio, ma responsabilità.
Ben venga quel suono antico che si fa nuovo, che non chiude le orecchie ma apre i cuori.
Perché forse, davvero, è proprio questo il tempo di fare rumore.