di Mollo Elia|
Non so se sia una coincidenza, ma ultimamente, mentre navigo sul web, mi imbatto sempre più spesso in storie di donne straordinarie. Donne che, con il loro coraggio e la loro determinazione, riescono a fare la differenza, catapultandomi nelle loro vite e nelle loro imprese. Una di queste storie è quella di Mary Ann Patten, una figura incredibile che merita di essere ricordata.
Mary Ann nacque il 6 aprile 1837 a Chelsea, nel Massachusetts. Come accadeva spesso all’epoca, si sposò molto giovane. Nel 1853, a soli 16 anni, si unì in matrimonio con Joshua Adams Patten, un giovane capitano di navi mercantili.
Due anni dopo il matrimonio, a Joshua venne offerto il comando della Neptune’s Car, una nave mercantile. Si trattava di un incarico di grande prestigio, ma per lui rappresentò una decisione difficile. Da un lato, era tentato di accettare; dall’altro, non voleva lasciare la sua giovane sposa per un periodo così lungo. Fu grazie agli armatori della nave, che permisero a Mary Ann di accompagnarlo, che Joshua decise di accettare l’incarico. Quel viaggio avrebbe cambiato le loro vite per sempre.
Durante i 17 mesi trascorsi in mare, navigarono verso San Francisco, la Cina, Londra e infine New York. Mary Ann non si limitò ad assistere il marito: si appassionò alla navigazione, imparando a leggere le carte nautiche, manovrare la nave e orientarsi tra le onde.
Il 1° luglio 1856, la Neptune’s Car salpò da New York diretta a San Francisco, gareggiando con altre navi in una corsa contro il tempo. Nonostante fossero partiti con tutti i buoni propositi possibili, il viaggio non aveva in serbo niente di buono, specialmente per Mary Ann.
Giunti nei pressi di Capo Horn, Joshua si ammalò gravemente di tubercolosi e cadde in coma. Il comando sarebbe dovuto passare al primo ufficiale, ma questi era stato allontanato per negligenza. Il secondo ufficiale, invece, non poteva assumere il comando per una ragione sorprendente: era analfabeta. Non sapeva leggere le carte nautiche né interpretare gli strumenti di navigazione, rendendolo del tutto inadatto a guidare la nave.
Fu allora che Mary Ann prese il comando. A soli 19 anni, incinta e con il marito gravemente malato, si trovò a guidare l’intera nave. Non fu solo una questione di navigazione: l’ex primo ufficiale, escluso dal comando, cercò di convincere l’equipaggio che fosse meglio abbandonare la rotta per San Francisco e attraccare nel porto di Valparaiso, in Sud America.
Mary Ann, consapevole che questa scelta avrebbe significato la perdita dell’equipaggio e del carico, fece un appello diretto ai marinai. Parlò loro con coraggio e determinazione, spiegando l’importanza di mantenere la rotta verso San Francisco. Le sue parole riuscirono a conquistare il sostegno completo dell’equipaggio, sventando così un ammutinamento che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose.
Grazie alla sua tenacia, Mary Ann guidò la nave attraverso tempeste furiose, prendendo decisioni difficili e mantenendo saldo il comando per 56 giorni consecutivi. Quando finalmente la Neptune’s Car raggiunse il porto di San Francisco, Mary Ann insistette per portare personalmente la nave in porto, senza affidarsi a un pilota locale.
Con questa straordinaria impresa, Mary Ann Brown Patten passò alla storia come la prima donna a comandare una nave mercantile americana nel XIX secolo.
La vittoria più grande per Mary Ann fu quella di riportare il marito vivo a casa. Tornarono insieme a Boston, dove Mary Ann diede alla luce il loro figlio, che chiamò Joshua, come il padre.
Ma purtroppo questa storia non ha il finale che merita. Joshua morì nel luglio del 1857 a causa della tubercolosi che lo aveva colpito durante il viaggio. Mary Ann, rimasta vedova a soli 20 anni, si prese cura del figlio con la stessa forza che aveva dimostrato in mare. Tuttavia, anche lei non ebbe molto tempo: quattro anni dopo, il 31 marzo 1861, poco prima del suo 24° compleanno, Mary Ann morì di tubercolosi.
Nonostante il suo straordinario coraggio, Mary Ann non ricevette mai il riconoscimento che avrebbe meritato. Gli assicuratori della nave, consapevoli di quanto avesse salvato la loro fortuna, le donarono una somma di 1.000 dollari. Lei rispose con parole che rispecchiano la grandezza della sua anima:
“Ho eseguito solo il semplice dovere di una moglie.”
Ma la grandezza di una persona equivale spesso al suo essere umile. E Mary Ann Brown Patten, con la sua forza, il suo amore e la sua determinazione, rimane un esempio immortale di come il coraggio e l’umiltà possano cambiare il corso della storia.

