a cura di Antonietta Manzi|
Al centro della narrativa di Rosa Matteucci c’è l’indagine intorno alle relazioni familiari, che in questo romanzo prende la forma di una autobiografia immaginaria. Un’infanzia sospesa tra desiderio di trascendenza e bislacche avventure domestiche, la perdita del padre, la ricerca di spiritualità attraverso incontri con varie religioni, tutti momenti che vengono raccontati con una lingua italiana elegante e vivace, difficile da trovare nella letteratura italiana contemporanea. E in effetti il carattere inattuale è una caratteristica della prosa di Matteucci, unendo il comico e il tragico, la modernità e l’antico (la cartagloria del titolo era una tabella dorata con la liturgia posta sull’altare durante il rito tridentino).
“A scuola ormai iniziata, era ottobre inoltrato, fui deportata a Venezia, senza libri di testo e senza scarpe che non fossero le ciabatte infradito di due estati prima. L’abbandono della casa natia spezzò il mio cuore bambino, né alcuno volle spiegarmi la ragione dell’allontanamento, né io volli capire. L’unico motivo plausibile per cercare rifugio in una città ignota e favolosa come Venezia, ho ipotizzato molti anni dopo, era il casinò: il padre mio giocava d’azzardo, pertanto aveva affittato un pied-à-terre nel sestiere di Cannaregio e ogni tanto scompariva per giorni; a Venezia si trovava bene, perché non doveva subire i rimbrotti del suocero nella cui villa aveva sempre vissuto. Più che un trasferimento, la nostra fu una fuga dalla vergogna e dal disonore, dai pettegolezzi e dalla miseria, che di soppiatto partì in automobile con noi.”
Rosa Matteucci “Cartagloria”, Adelphi, 2025, 18.00 euro


Il libro è disponibile presso “IMAGAENARIA – LIBRERIA E CASA EDITRICE” ISCHIA PONTE

