di Luigi Schiano|
“Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. Sono promesse di Maria.
Chi propaga il Rosario è salvo!”
(San Bartolo Longo)
Questa mattina, in una Piazza San Pietro traboccante di fedeli giunti da ogni parte del mondo, durante la Santa Messa solenne presieduta da Papa Leone XIV, sono stati canonizzati e presentati come modelli di santità sette beati: tre italiani e quattro provenienti da diversi continenti.
Si tratta di Ignazio Maloyan, Pietro To Rot, Vincenza Maria Poloni, María Carmen Rendiles Martínez, Maria Troncatti, José Gregorio Hernández Cisneros e Bartolo Longo.
Tra loro spicca, per la nostra regione e per la familiarità che ispira, San Bartolo Longo, apostolo e propagatore del Santo Rosario, nonché fondatore del Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario e della “Nuova Pompei”.
Nato a Latiano (Brindisi) nel 1841, intraprese gli studi di giurisprudenza a Napoli, dove fu influenzato dall’ambiente anticlericale e si avvicinò allo spiritismo, diventando anche un sostenitore di pratiche occulte. Grazie all’incontro con il professor Vincenzo Pepe, trovò il coraggio di confessare i propri dubbi a un padre domenicano e, dopo una santa confessione, si riconciliò con la fede cattolica.
Nel 1872, durante una visita a Pompei, ricevette un forte richiamo spirituale e decise di costruire un tempio dedicato alla Madonna del Rosario.
A Napoli trovò una tela raffigurante la Madonna del Rosario e la fece restaurare per collocarla nella nuova chiesa, che sarebbe divenuta un grande centro di devozione mariana.
Conobbe la Contessa Marianna Farnararo De Fusco, rimasta vedova in giovane età e madre di cinque figli. La nobildonna pugliese, che il 1º aprile 1885 sposò Bartolo Longo a Napoli, fu decisiva nella realizzazione di tutta l’opera pompeiana, contribuendo con le sue risorse economiche e con le sue idee, che spesso orientarono le scelte dello stesso Longo.
Bartolo Longo affiancò al culto una straordinaria opera sociale: fu un grande santo sociale.
Accolse migliaia di ragazzi orfani, insegnò loro un mestiere e fondò aziende per ridare dignità attraverso il lavoro.
Non si limitò a pregare: trasformò la preghiera in azione concreta, dando vita a opere di carità come l’orfanotrofio femminile e l’Istituto per i figli dei carcerati.
Morì all’età di ottantacinque anni, il 5 ottobre 1926.
Dal suo cuore profondamente devoto alla Madonna nacque la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, che ancora oggi viene recitata ogni anno in tutto il mondo, l’8 maggio e la prima domenica di ottobre.
Il decreto di canonizzazione di Bartolo Longo è stato approvato da Papa Francesco, ricoverato all’Ospedale Gemelli, il 24 febbraio 2025, senza il requisito del secondo miracolo.
Questa forma di riconoscimento è detta canonizzazione per equipollenza e la cerimonia ufficiale si è tenuta oggi, presieduta da Papa Leone XIV.
È il culmine di un lungo processo che vide Bartolo Longo proclamato Beato da Papa San Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980.
Così, la Regione Campania si fregia di avere un nuovo modello di santità, e il messaggio di Bartolo Longo — che incitava i fedeli a pregare il Rosario e a trasformare la preghiera in opere di carità e assistenza ai bisognosi — risuona oggi più che mai attuale, in un’epoca segnata dall’abbandono delle pie pratiche devozionali, come quella del Rosario, definito “salterio dei poveri e compendio del Vangelo”, e dalla mancanza di amore verso il prossimo.
La sua santificazione, che tanto ci rallegra, deve essere per tutti — come per gli altri santi — un invito all’imitazione delle virtù, per compiere non solo a parole ma con i fatti la volontà di Dio.


