di Elia Mollo|
Vorrei far capire che, a volte, un vaccino può fare la differenza.
Sento, leggo e ascolto persone che affermano con convinzione che i vaccini siano un male.
I cosiddetti “no vax” sostengono che dopo una vaccinazione possa succedere di tutto, temono per la salute dei propri figli e mettono in guardia il mondo intero dal somministrarli.
Ma non è sempre così e la storia ce lo insegna.
Negli anni ’50, un genitore qualunque avrebbe dato la propria vita per salvare quella del figlio colpito da una malattia terribile: la poliomielite.
Un nome che oggi ci suona lontano, ma che allora portava con sé paura, dolore e impotenza.
Molti bambini lottavano per sopravvivere rinchiusi all’interno di macchinari che a noi, oggi, sembrano usciti da un film di fantascienza: i famosi “polmoni d’acciaio”.
Quei cilindri metallici, grandi e lucenti, erano la loro unica ancora di salvezza.
Riproducevano il lavoro dei polmoni sani, spingendo l’aria dentro e fuori dal corpo attraverso un ritmo meccanico e costante.
Solo la testa restava fuori, poggiata su un cuscino bianco, il resto del corpo era immobile, chiuso nel metallo.
I bambini dipendevano in tutto e per tutto dagli infermieri: per mangiare, bere, comunicare.
Una vita di attesa, di speranza e di coraggio. Eppure, per molti, era l’unica possibilità di sopravvivenza.
Nei primi anni Cinquanta, negli Stati Uniti si registrarono circa 50.000 casi.
Tanti di quei piccoli pazienti sopravvissero, ma la malattia lasciò spesso segni indelebili: gambe paralizzate, tutori in ferro, stampelle.
Poi accadde qualcosa che cambiò la storia. Negli stessi anni, un medico statunitense, Jonas Salk, sviluppò il primo vaccino contro la poliomielite.
Poco dopo, Albert Bruce Sabin perfezionò un secondo vaccino, più semplice da somministrare.
Il primo usava un virus inattivato e doveva essere iniettato; il secondo conteneva un virus vivo ma attenuato e si assumeva per via orale, come una semplice goccia.
In breve tempo, quella che era stata una delle malattie più temute del secolo scomparve quasi del tutto.
Un trionfo della scienza, della ricerca e dell’amore per la vita umana.
Oggi, quando qualcuno dubita dei vaccini, basterebbe ricordare loro questi bambini e quei “polmoni d’acciaio”.
Basterebbe voltarsi indietro di pochi decenni per capire quanto la conoscenza e il coraggio dei ricercatori abbiano cambiato il destino di milioni di persone.
“Io ho creato il vaccino che ha eliminato la poliomielite come minaccia principale per la salute umana. Il resto è confusione di voi giornalisti.” Albert Bruce Sabin
“La speranza sta nei sogni, nell’immaginazione e nel coraggio di coloro che osano trasformare i sogni in realtà.” Jonas Salk

“Bambini all’interno dei ‘polmoni d’acciaio’, anni ’50.
Macchinari che aiutavano a respirare chi era colpito da poliomielite.”

