di Camillo Buono (IC8FJX)
Quando la tecnologia si ferma, la radio continua a parlare.
In un mondo dove la comunicazione è a portata di clic, spesso dimentichiamo quanto siamo dipendenti da strumenti come il cellulare, WhatsApp o internet. Tutto funziona finché funziona. Ma cosa succede se, improvvisamente, il segnale sparisce?
Un esempio recente arriva dalla Spagna, dove un improvviso black out delle reti di comunicazione ha isolato intere aree del Paese. E se un evento simile avvenisse nel bel mezzo di un’emergenza o di una catastrofe naturale? Le conseguenze sarebbero devastanti.
Molti ricorderanno ancora il terremoto dell’Irpinia del 1980, una tragedia che mise in ginocchio il Sud Italia. In quei giorni drammatici, l’isolamento di tante frazioni rese impossibile conoscere il numero esatto di feriti, morti o anche solo chi avesse bisogno di aiuto. Le comunicazioni erano un miraggio: poche linee telefoniche, molte delle quali interrotte, e solo qualche cabina pubblica o bar con un telefono a disposizione.
Fu in quei giorni difficilissimi che il Governo italiano intervenne a soli tre giorni dal sisma, nominando Giuseppe Zamberletti Commissario straordinario per le zone terremotate dell’Irpinia e della Basilicata.
La sua straordinaria capacità organizzativa e la visione moderna della gestione dell’emergenza segnarono un punto di svolta nella storia del Paese.
Pochi mesi dopo, il 28 giugno 1981, Zamberletti venne nominato Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile, carica che avrebbe consacrato la nascita ufficiale del sistema di Protezione Civile italiana come lo conosciamo oggi.
Il suo lavoro diede origine a un modello che univa istituzioni, volontariato, forze civili e militari in un’unica rete di solidarietà e coordinamento.
Ma nel 1980 la tecnologia era ben lontana da quella attuale. Serviva un modo per comunicare con i luoghi più remoti, dove il telefono non arrivava.
E fu così che Zamberletti ebbe un’intuizione geniale: affidarsi a chi della comunicazione aveva fatto una passione e una missione — i Radioamatori.
Persone preparate, autorizzate dal Ministero delle Comunicazioni, capaci di stabilire collegamenti in ogni condizione, a qualsiasi ora, e con mezzi semplici: una radio, una batteria, e qualche metro di filo per un’antenna.
Da quella collaborazione nacque la Rete Zamberletti, una rete radio nazionale di emergenza che collegava Prefetture, Comuni e Centri Operativi grazie al supporto dei Radioamatori volontari.
Una rete capace di funzionare anche in assenza totale di energia elettrica o infrastrutture, garantendo la comunicazione tra istituzioni e territori, anche nei luoghi più isolati.
Con il passare degli anni e il progresso tecnologico, la rete fu lentamente accantonata, sostituita da sistemi digitali e telefonici più moderni.
Ma i Radioamatori non sono mai spariti: hanno continuato, giorno dopo giorno, a sperimentare, studiare e mantenere viva la cultura della comunicazione indipendente.
Oggi, a distanza di oltre quarant’anni, quella rete storica rinasce.
La Prefettura di Napoli, in collaborazione con l’Associazione Radioamatori Italiani (ARI), ha dato il via alla riattivazione della Rete Zamberletti, grazie all’impegno di Giuseppe Solimano (I8UZA), presidente della sezione ARI di Napoli, e con il supporto del Presidente del Comitato Regionale della Campania, Avv. Francesco Gambardella (IZ8LLG), insieme alle sezioni ARI della provincia di Napoli e di tutta la Campania.
L’obiettivo è chiaro: ricostruire una rete stabile di comunicazione di emergenza, con postazioni radio attive presso le Prefetture e i Centri Operativi Comunali (COC).
Un sistema che, in caso di black out locale o nazionale, potrà garantire collegamenti diretti tra istituzioni e territori, anche nelle condizioni più estreme.
E proprio ieri sera, 30 ottobre, la rete ha preso nuovamente vita.
Sono state condotte prove di collegamento tra varie sedi COC della provincia di Napoli, coinvolgendo anche i radioamatori dell’isola d’Ischia.
Test positivi, segnali puliti, entusiasmo condiviso: la voce dei radioamatori è tornata a risuonare tra le onde.
Un ritorno che profuma di passato ma guarda al futuro, perché la tecnologia evolve, ma la sicurezza nasce anche dalla memoria.
A volte ritornano, è vero… ma in realtà, i radioamatori dall’etere non se ne sono mai andati.



