Alziamo lo sguardo con gioia al Monte Epomeo, “Monte Forte”, nella ricorrenza della festa del Santo protettore del Monte, S. Nicola di Myra.
di Luigi Schiano|
Oggi tutta l’isola alza lo sguardo verso il Monte Epomeo, la sua Chiesa e il suo eremo, nella ricorrenza del Santo Vescovo Nicola di Myra, l’unico monte presente sull’isola (789 metri sul livello del mare), scrigno di oltre cinque secoli di storia grazie alla presenza di anacoreti illustri che hanno santificato la loro vita tra le celle dell’eremo e della Chiesa, unica sull’isola, scavata nel tufo e rilucente di preziosi marmi policromi. La Chiesa sul Monte Forte era già stata scavata nel tufo verde verso la fine del 1400, grazie alla testimonianza del bassorilievo in marmo raffigurante il Santo Vescovo con il coppiere Adeodato, che troneggia sull’altare maggiore e che, sul fondo della zoccolatura, presenta la data 1500. Bisogna però attestare che il culto del Santo Vescovo era già presente nel 1419 sul Castello Aragonese: infatti, una delle quattro parrocchie situate sul Castello era dedicata a San Nicola.
Questo Santo Vescovo — San Nicola di Bari (Pàtara, 15 marzo 270 – Myra, 6 dicembre 343) — è stato vescovo di Myra, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane.
Durante la sua vita taumaturgica ha operato numerosi prodigi e miracoli, come quello dei tre bambini uccisi dall’oste e raffigurati nel tino, e quello di Adeodato il coppiere, raffigurato ai piedi del Santo Vescovo. Adeodato era un giovane coppiere schiavo, rapito dai Saraceni a Creta, che San Nicola miracolosamente recupera e riporta dai genitori, salvandolo da una vita di servitù e mostrando così di essere protettore anche dei giovani e contro il paganesimo. San Nicola, tramite un intervento divino, mentre è a un banchetto, afferra Adeodato e lo riporta a casa.
In seguito, S. Nicola lasciò la sua città natale e si trasferì in un’altra città della Licia, Myra (oggi Demre), dove venne ordinato sacerdote. Alla morte del vescovo metropolita di Myra, Nicola venne acclamato dal popolo come suo successore. Imprigionato ed esiliato nel 305 durante la persecuzione ad opera di Diocleziano, fu poi liberato da Costantino nel 313 e riprese l’attività apostolica fino alla morte. La scorsa settimana il Santo Padre Leone XIV si è recato nel suo primo viaggio apostolico a Nicea, lì dove la tradizione vuole che anche il Santo Vescovo Nicola, strenuo difensore dell’ortodossia cattolica, abbia partecipato al Concilio di Nicea del 325, dove avrebbe condannato duramente l’Arianesimo difendendo l’ortodossia e, in un momento d’impeto, avrebbe dato uno schiaffo ad Ario.
A questo grandioso santo è stato consacrato il Monte Epomeo, visto nei secoli come punto di fortezza e difesa, con la sua storia plurisecolare che, dal 1600 circa e fino al 1947, ha visto una continua scia di vita eremitica fatta di preghiera e lavoro. Tra questi spicca il comandante del Castello Aragonese, il fiammingo Giuseppe D’Argout, che, scampato all’assalto di due soldati fuggiti dal suo comando nel Castello Aragonese, fece voto al Santo Vescovo che, una volta salvato, si sarebbe ritirato con i suoi soldati a vita eremitica. E così fu: dal 1750 al 17 agosto 1778, giorno del suo transito, compì con zelo numerose opere materiali e spirituali, ingrandendo la Chiesa e l’eremo, adornandoli dei preziosi marmi policromi che oggi abbiamo la fortuna di ammirare e che impreziosiscono questo luogo sacro. Intarsiò un coretto ligneo per la preghiera corale cenobitica, acquistò terreni per il sostentamento dei suoi confratelli eremiti, dei quali fu padre, modello e guida. Morì in concetto di santità e venne sepolto all’interno della Chiesa, nella navata laterale, vicino alla fossa comune dove venivano sepolti gli anacoreti, chiamata “sepulcrum fratrum”.
Gli ultimi eremiti degni di nota sono Fra Giovanni Mattera, vissuto agli inizi del ’900, e Fra Luigi Luongo, ultimo degli anacoreti. Bisogna dire che questi pii anacoreti non appartenevano a nessun ordine religioso, ma prediligevano, in un luogo di amena bellezza, uno stile di vita francescano.
Oggi, dopo che tanti turisti sono saliti in vetta per ammirare a 365 gradi le bellezze dell’isola tra cielo e mare, tutta l’isola accorre ai piedi del Santo Vescovo Nicola per chiedere il suo potente patrocinio. L’appuntamento è fissato per le ore 10:00 dal parcheggio “Miscillo” dove si intraprenderà il cammino verso la Chiesa e il Monte. Alle 11.15 sarà celebrata la Santa Messa e a seguire, la processione con il Santo fino alla vetta, con la benedizione dell’isola e, per finire, un momento conviviale e di intrattenimento.
Chiediamo al Santo Vescovo Nicola il dono di una fede coerente verso Dio e i fratelli, così come fece lui ribadendo la piena divinità di Cristo. Uno degli attributi delle sue immagini sono le tre sfere sopra al libro, rappresentanti la Trinità, e sempre in soccorso verso i fratelli bisognosi è celebre l’episodio delle fanciulle senza dote: un padre, caduto in miseria, non poteva dare una dote alle sue tre figlie, rischiando che queste dovessero prostituirsi per sposarsi. Venuto a conoscenza della situazione, San Nicola decise di aiutarle. Di notte, per nascondere la sua identità, gettò un sacchetto di monete d’oro attraverso la finestra della loro casa per tre volte. Ogni sacchetto permise il matrimonio di una delle figlie, salvandole da una vita di miseria e disonore. Questo gesto è alla base della sua fama di santo benefattore, da cui l’accostamento di San Nicola al vecchio generoso che distribuisce i doni: Babbo Natale.
Infatti, l’usanza è ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia (nei porti dell’Adriatico, a Trieste e nell’Alto Adige): la notte del 5 dicembre, in groppa al suo cavallino, fa concorrenza a Babbo Natale. I bambini cattivi se la devono vedere con il suo peloso servitore, mentre il pio uomo lascia doni, dolciumi e frutta nelle scarpe dei più meritevoli.
L’invito ai tanti isolani che ancora non hanno ammirato la bellezza della Chiesa e dell’eremo, da poco adibito a museo, è quello di visitare questo prezioso tesoro isolano.
Foto di Copertina Massimo Trofa
Foto San Nicola Luigi Schiano


