dalla redazione|
Il tema degli abbattimenti delle abitazioni sull’isola d’Ischia torna al centro dell’attenzione istituzionale. Il Senatore Domenico De Siano, capogruppo della minoranza consiliare al Comune di Lacco Ameno con la lista Sempre per Lacco Ameno, ha inviato una lettera ad Antonio Tajani, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per sensibilizzare il Governo su una problematica che sull’isola sta assumendo i contorni di un vero e proprio dramma sociale.
Nel documento, De Siano evidenzia come, a fronte di migliaia di abusi edilizi accertati, le demolizioni procedano in maniera disomogenea e selettiva, con modalità che ricordano una sorta di “roulette russa”, colpendo quasi sempre immobili realizzati per necessità abitative e non per fini speculativi. Una situazione che genera profonda incertezza e forte allarme sociale tra le famiglie coinvolte.
Il senatore richiama l’attenzione sull’evidente sproporzione tra l’impatto delle singole demolizioni e l’entità complessiva del fenomeno edilizio, sottolineando come tali interventi, pur legittimi sul piano formale, non producano un reale riequilibrio del territorio ma rischino di alimentare ingiustizie e tensioni sociali.
Da qui l’appello al Governo affinché si avvii una riflessione ampia e strutturata, capace di coniugare legalità, tutela del territorio e coesione sociale, distinguendo tra chi ha speculato e chi ha costruito per necessità, e offrendo risposte concrete a comunità che da anni vivono in una condizione di precarietà.
La lettera del senatore Domenico De Siano al Vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani
Di seguito il testo integrale della missiva inviata dal senatore Domenico De Siano al Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, con la quale si chiede un cambio di approccio nazionale sulla questione degli abbattimenti degli immobili sull’isola d’Ischia.
Caro Antonio,
mi rivolgo a Lei con tutto il rispetto che si deve alle Istituzioni e con i sensi di amicizia che per tanti anni ci hanno visto impegnati insieme dai banchi del Parlamento della nostra Repubblica ma pure con il peso – umano prima ancora che amministrativo – di una responsabilità che qui, sulla mia amata Ischia, si fa ogni giorno più gravosa.
Le scrivo e ti scrivo non solo come amministratore pubblico ma come figlio di questa terra fragile e generosa, custode di comunità che da decenni vivono sospese tra la bellezza del paesaggio e la precarietà delle proprie case, tra la legge dello Stato e la storia concreta delle persone.
In questi mesi, la nostra isola è tornata sotto i riflettori per la questione degli abbattimenti degli immobili gravati da sentenze di inedificabilità passate ormai in giudicato. Un dramma – perché di questo si tratta – che non è più circoscrivibile a singole vicende, né liquidabile come la fisiologica conseguenza di comportamenti illeciti individuali.
Qui, come in molte altre aree d’Italia, siamo di fronte a un fenomeno massivo, stratificato, spesso antico, radicato nelle pieghe di un vivere quotidiano che molte volte è fatto di necessità, di mancanza di alternative, di lentezze burocratiche, di disattenzioni durate decenni.
E di tutto questo, più volte, ne abbiamo discusso anche con il Presidente Silvio Berlusconi.
Le demolizioni stile roulette russa a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi, pur nella loro legittimità formale, si infrangono contro l’evidenza di una realtà che non può essere ridotta all’atto meccanico compiuto da una ruspa. Le case su cui oggi si abbatte il martello esecutivo dello Stato non sono solo cubi di cemento: contengono vite, storie, famiglie che hanno investito risparmi, sogni, sacrifici. Ospitano migliaia di persone che non sono fantasmi ma cittadini che ogni mattina aprono le finestre sulla stessa luce del golfo, con la speranza di un futuro che non li condanni all’esilio dalla propria isola.
Eppure, Signor Vice Presidente, caro Antonio, la verità più drammatica è che anche se demolissimo cento, mille case l’effetto sull’assetto del nostro territorio resterebbe irrilevante rispetto all’enormità di quanto già edificato in decenni di gestione urbanistica complicata. Milioni di metri cubi che rappresentano non solo un’eredità problematica ma anche edifici abitati, luoghi di lavoro, generatori attivi di economia.
Distruggere uno per salvare un territorio che resterà comunque non più integro è un paradosso che rischia di creare ingiustizia senza restituire equilibrio.
Per questi motivi e ben sapendo quanto conosci questa situazione ed il tuo impegno negli anni a favore dei nostri territori, ti chiedo di farti interprete presso il Governo della necessità di un cambio di paradigma: non più l’illusione di una normalizzazione ottenuta a colpi di singole demolizioni ma una strategia nazionale ampia, organica, lungimirante. Un piano che coniughi legalità e pragmatismo, tutela del territorio e salvaguardia della coesione sociale, interventi di riqualificazione e percorsi di regolarizzazione in grado di distinguere tra chi ha speculato e chi, invece, ha semplicemente cercato una casa per la propria famiglia in assenza di alternative.
L’Italia intera, non solo Ischia, attende una risposta che sia degna della complessità dello status quo del nostro Paese.
Una risposta che non abbandoni i Comuni e che non lasci agire le Procure unicamente secondo il dettato normativo, che non trasformi le famiglie in capri espiatori, che non confonda l’applicazione della legge con l’abbandono del buon senso.
Una risposta che guardi al futuro, non a cumuli di macerie.
Confido nella sensibilità che più volte hai dimostrato e nella capacità del Governo di assecondare le esigenze dei territori, specie quando esse siano comuni, diffuse, urgenti e cruciali per tantissimi italiani.
Ti ringrazio per l’attenzione e resto a disposizione per ogni confronto che riterrai opportuno avviare.
Con profondo rispetto e viva speranza,
Sen. Domenico De Siano
Consigliere comunale di Lacco Ameno

