di Camillo Buono|
Eccola qui, la settimana che si apre domani.
Quella che precede il Natale.
In tempi non troppo lontani – tempi che oggi sembrano quasi remoti – questa era la settimana del raccoglimento, della fede, delle celebrazioni. La settimana in cui il Natale era ciò che avrebbe sempre dovuto essere: un momento di gioia, speranza e spiritualità.
La nascita di Gesù come simbolo semplice e potente: non siamo soli. In mezzo a una miriade di galassie c’è un Dio che ci pensa, ci ama, ci vuole bene e che, poco più di duemila anni fa, ha mandato suo Figlio qui, tra gli uomini, a rimettere ordine, a donarci la pace (che forse ancora tanto bene non siamo neppure riusciti a percepire).
Ma duemila anni, si sa, sono tanti per la memoria umana.
E così quella storia, sotto i colpi incessanti del consumismo, ha iniziato a sfocarsi, a scolorirsi, a perdere peso. Il Natale non è più quello originario. O almeno, non lo è più per molti.
Oggi il Natale è fatto di auguri frettolosi, di pacchi regalo, di corse ai negozi, di spese spesso inutili. È l’apparire, il dover esserci, il dover mostrare. Tutto il contrario di un bambino nato al freddo, al gelo, in una mangiatoia.
Eppure, nonostante tutto, ancora oggi tanti Gesù nascono nello stesso mondo.
Nascono al freddo, nascono nel gelo, nascono nella povertà. Vivono in una realtà parallela, lontana dalle vetrine illuminate e dalle tavole imbandite. Perché questo Natale, fatto di consumismo e apparenza, non è riuscito – e forse non riuscirà mai – a cancellare le disuguaglianze.
Ed è qui che, volenti o nolenti, entra in gioco un’istituzione che nel nostro Paese è ancora profondamente radicata: la Chiesa cattolica. Con le sue chiese aperte, i suoi parroci, le sue realtà silenziose ma concrete. Senza di essa, forse, quei duemila anni di storia li avremmo già dimenticati da tempo. Insieme a quel Cristo che, per fortuna, riesce ancora a ricordarci – in qualche modo – quale dovrebbe essere il senso della nostra vita.
Che sicuramente non è spendere e spandere dal 16 al 24 dicembre.
E allora sì, evviva il Natale.
Ma quello vero.
Quello che non ha bisogno di scontrini per esistere.
Ed ora, mi bevo il mio caffè!

