di Luigi Balestriere|
Svanisce il profumo dei cornetti appena sfornati, la fragranza delle sfogliatelle, l’aria profumata dei roccocò. Dopo quarant’anni, la Pasticceria chiude i battenti. Cala il sipario sul palcoscenico del gusto, si srotola la tela e trascina via con sé quello scenario di poesia e d’arte da delizie del palato inebriante come un’essenza impossibile da imitare.
Si fermano le mani esperte di Aniello Sasso, che con maestria e creatività, danzavano tra gli ingredienti come quelle di un esperto musicista coi tasti di un pianoforte. Il suo pentagramma era costituito da un intreccio di sentimenti e fantasia e i suoi dolci una melodia del gusto, una composizione di emozioni tutta da gustare, una poesia per il palato, un unicum tra tradizione e innovazione. Semplicemente un artista, magicamente e amorevolmente coadiuvato da Maria, Anna e Carmen, orchestrali di prim’ordine nello spartito dell’atelier di Via Vittorio Emanuele.
Si chiude tristemente una storia, a Barano, si spegne una luce, che era un faro sempre acceso in un mondo che corre veloce e porta via col vento ricordi, profumi, essenze a ritmo di cuore.


